L’ombra della Russia torna ad allungarsi sulle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il New York Times ha rivelato che la scorsa settimana i funzionari dei servizi Usa hanno avvertito i membri del Comitato del Congresso che il Cremlino sarebbe intenzionato a interferire sia nella campagna elettorale delle primarie dei Democratici sia in quella delle elezioni presidenziali per far rieleggere Donald Trump.
Un’indiscrezione, confermata da cinque diverse fonti anonime, che avrebbe irritato il presidente americano, certo che l’informazione sarebbe stata usata dai Democratici contro di lui. Secondo quanto scrive il quotidiano di New York sarebbe proprio questo il motivo che ha spinto Trump a rimproverare il capo dell’intelligence nazionale Joseph Maguire, che a breve sarà sostituito da Richard Grenell, l’ambasciatore statunitense in Germania, anche se da Washington hanno detto che il cambio era in programma da tempo. Non va poi dimenticato che Trump ha più volte ribadito che quanto affermato da Cia e Fbi in merito alle interferenze russe nelle elezioni del 2016 fosse costruito ad arte per delegittimare la sua vittoria contro Hillary Clinton.
Nel 2016 si ritiene che la Russia avvantaggiò Trump con disinformazione e attacchi informatici. Nel 2020 la Russia adopererà nuove tecniche come «un uso più creativo di Facebook e degli altri social network», scrive il New York Times: «al posto di impersonare cittadini americani come fecero nel 2016, i funzionari russi stanno lavorando per fare in modo che siano gli americani stessi a diffondere informazioni false», così da aggirare le precauzioni prese in questi anni dai social network contro gli account “finti”.
I funzionari russi addetti alla disinformazione stanno anche lavorando da server interni agli Stati Uniti, in modo che le agenzie americane come l’Fbi abbiano maggiori difficoltà a individuare i loro sforzi, dato che per legge possono lavorare all’interno del territorio statunitense soltanto con molte limitazioni. Alcune fonti sentite dal New York Times sostengono inoltre che diversi altri paesi ostili agli Stati Uniti, fra cui anche la Russia, potrebbero fare uso dei “ransomware”, software malevoli che limitano l’accesso ai dispositivi che infettano, rendendo necessario il pagamento di un riscatto per rimuovere la limitazione e rendere nuovamente accessibili i file archiviati.