Slitta l’incontro chiarificatore tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. E probabilmente slitteranno anche le comunicazioni del premier alle Camere con l’illustrazione dell’Agenda 2023. La politica è tutta concentrata sul Coronavirus, con Salvini che invita il presidente del Consiglio a fare un passo indietro «se non ce la fa a gestire la situazione» e il Pd che lo accusa di sciacallaggio politico. Gli appelli di tutti i membri del governo è quello a lavorare compatti, evitando di alzare i toni.
«Bisogna mettere in quarantena le polemiche interne» osserva il leader di Italia Viva. Non che Renzi abbia cambiato atteggiamento per esempio sulla riforma della prescrizione: «Non possiamo però dimetterci da riformisti come – osserva – sta facendo qualcun altro pur di mantenere il proprio posizionamento». E mette sul tavolo anche la proposta di revisione del reddito di cittadinanza. La senatrice Annamaria Parente sta già lavorando a delle proposte di revisione che auspica «possano diventare riflessione comune a tutte le forze di maggioranza con calma e alla luce di fatti e dati».
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E alle vecchie beghe si aggiunge quella sul salario minimo. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, nell’ultimo tavolo ha riproposto la soglia di nove euro lordi l’ora. Pd e Italia Viva però non ci stanno e anche Leu avrebbe avanzato delle perplessità. I democratici vorrebbero affidare la riforma a una commissione, anche sperimentando la misura su singoli settori soprattutto tra quelli che oggi registrano stipendi medi più bassi (edilizia ma anche servizi di vigilanza e pulizia).
I nodi da sciogliere nella maggioranza non mancano. A partire dal sistema di voto: Zingaretti tiene il punto sulla soglia di sbarramento al 5% e Italia viva ha raccolto la sfida del proporzionale. Ma la capogruppo Iv, Boschi ha detto no al diritto di tribuna ai partiti più piccoli che «non superano quell’asticella». Inoltre c’è il tema delle alleanze alle regionali: «Lo dico agli alleati di governo: non lasciateci soli contro Salvini e le destre, l’unità è un valore fondamentale», l’appello di Zingaretti a M5s. Il segretario Pd ha preso posizione anche sul tema del referendum sul taglio dei parlamentari: «Rischia – ha spiegato – di diventare un referendum sul parlamentarismo, in tempo di populismi, è stato un errore sottoscriverlo».