«È stata la più grande vittoria della mia vita, un successo enorme». Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rivendicato il successo elettorale alle parlamentari in Israele, anche se il distacco con lo sfidante Benny Gantz è ampio ma non sufficiente per formare un governo.
Il problema è che si ripropone è l’assenza di una maggioranza stabile. Anche se per un soffio, soltanto per uno o due seggi, la coalizione di destra di Netanyahu non ha raggiunto la maggioranza necessaria per governare. Certo è che il presidente della Repubblica Reuven Rivlin affiderà a Netanyahu, il premier più longevo della Storia di Israele (al governo dal 1997 al 1999 e ininterrottamente dal 2009), il mandato esplorativo per trovare i numeri necessari.
I risultati ufficiali non sono ancora stati diffusi, manca il conteggio dei voti degli elettori in quarantena per il coronavirus (le conteranno membri della stessa Commissione elettorale centrale dopo che erano state sollevate preoccupazioni per possibile contagio attraverso le schede) ma i numeri lasciano poco spazio a sorprese: Netanyahu porta a casa 36 seggi contro i 32 di Gantz. Unendo le forze con gli alleati – la formazione ultranazionalista di destra Yamina di Naftali Bennett insieme ai partiti ultraortodossi Shas e United Torah Judaism (Utj) – il blocco di destra raggiunge 59 seggi, solo due sotto la soglia della maggioranza alla Knesset (61).
Quelle di lunedì sono state le terze elezioni parlamentari in Israele in meno di un anno, dopo che le prime due – organizzate ad aprile e a settembre del 2019 – non avevano prodotto risultati che consentissero di formare una maggioranza in grado di sostenere un governo, soprattutto a causa della notevole frammentazione del quadro politico israeliano. Nonostante questo, e l’allarme coronavirus, l’affluenza è stata la più alta dal 1999.
Ora Nentanyahu si darà subito da fare per trovare una soluzione il più presto possibile. Davanti a sé ha un ventaglio di possibilità. A meno che non riesca a strappare ai partiti rivali qualche deluso, alla fine la strada più percorribile sembra quella di un Governo di unità. Un’operazione gradita al presidente della Repubblica. Che tuttavia di solito richiede tempo, anche qualche mese. Stavolta deve essere portata a termine in pochi giorni. Non ha tempo Netanyau. Vuole a tutti i costi formare quell’esecutivo entro due settimane. Prima di un appuntamento decisivo.
Martedì 17 marzo il leader del Likud dovrà infatti recarsi in Tribunale per partecipare alla prima Udienza che lo vede incriminato per tre casi di corruzione. Non era mai accaduto nella giovane storia di Israele vedere un capo di Governo correre con un’incriminazione sulla testa. Tuttavia, in teoria, la legge israeliana consentirebbe di governare anche a chi è stato condannato in primo grado. Fino all’esaurimento dei gradi di giudizio. Una volta al potere, è verosimile che Netanyahu cercherà di far di tutto per rafforzare la propria posizione.