II presidente turco Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin hanno trovato un’intesa per frenare l’escalation militare nel nordovest della Siria, a Idlib. Dopo quasi sei ore di colloqui bilaterali i due leader hanno stabilito un cessate il fuoco che entrerà in vigore a partire dalla mezzanotte del 6 marzo e sarà monitorato dalle forze turche. L’intesa prevede anche la creazione di un corridoio di sicurezza ampio 12 chilometri lungo l’autostrada M4, che sarà controllato congiuntamente da pattuglie russe e turche, a partire dal 15 marzo. Ci sarà poi una zona cuscinetto ampia sei chilometri per separare i militari turchi da quelli siriani.
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Un incontro voluto e cercato da Erdogan dopo che la scorsa settimana 33 militari turchi sono stati uccisi dalle forze di Assad nella provincia nordoccidentale di Idlib. In risposta Ankara ha lanciato un’operazione militare nella regione contro l’esercito del regime siriano. Mosca e Ankara hanno reiterato che non vi è una soluzione militare alla crisi in Siria e che la sovranità e integrità territoriale del Paese «va rispettata». «Entrambi crediamo che si debba mantenere l’integrità territoriale della Siria e che si debbano combattere i terroristi: spero che questi accordi contribuiscano a costruire una base per fermare l’escalation in Siria e fermare la crisi umanitaria», ha detto il presidente russo.
Ma una delle preoccupazioni maggiori di Erdogan rimane l’alto numero di sfollati a causa del conflitto: un milione di profughi che preme verso il confine turco, oltre ai 4 milioni già accolti dalla Turchia. «Le forze del regime siriano hanno violato gli accordi, e gli abitanti di Idlib sono scappati. Assad vuole spazzare via i civili in quella regione e noi non staremo a guardare», ha detto il presidente Turco. Una situazione che ha spinto Ankara ad aprire le frontiere verso l’Europa consapevole che le le paure di Bruxelles su una nuova ondata di profughi, come quella che nel 2016 portò all’accordo sui migranti con Ankara, avrebbe riportato l’Europa al tavolo.