Smart working e videolezioni, riunioni di lavoro su Skype e raduni con gli amici su Whatsapp, molte più ore trascorse su Netflix e sulle piattaforme di gaming online: la Rete è il nuovo quotidiano per una porzione sempre più ampia di italiani. Con milioni di persone costrette in casa per l’emergenza coronavirus, le infrastrutture che permettono di navigare su internet sono sempre più sotto pressione.
Finora la Rete ha retto e il rischio di un collasso sembra essere scongiurato. Ma sono chiari i segni di un diffuso rallentamento della rete che Ookla, tra le principali società che offrono la possibilità di testare la velocità della connessione, calcola intorno al 10%. Quanto basta per spingere il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, a fare un appello affinché piattaforme di streaming, operatori e utenti «adottino misure per garantire il regolare funzionamento di Internet durante la battaglia contro la diffusione del virus». E alcune piattaforme (tra cui Netflix e YouTube, Facebook) hanno già risposto limitando la qualità dello streaming per ridurre il traffico dati.
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Il Centro studi Tim ha registrato un aumento dei volumi sulla rete fissa del 90% e del 30% su quella mobile dall’inizio della crisi a oggi. Leggermente più contenuto quello registrato su rete fissa da Vodafone (55%) e mobile (30%). WindTre ha registrato, rispetto alla situazione pre-crisi, un aumento del traffico sul mobile di circa il 35%, sul fisso di oltre il 40%. Mentre Open Fiber stima che il traffico in download sia aumentato dal 40 al 70% (in base alla città, al numero di utenti collegati e al momento della giornata) mentre quello in upload addirittura del 300%.
Quello che sottolineano molti operatori è che assieme all’incremento del volume, è cambiata la composizione del traffico. Pesano sempre di più streaming e videogiochi, mentre la semplice navigazione e lo smart working per ora hanno un peso più gestibile. In termini di volume di dati giornalieri, il traffico video è cresciuto del 30% e rappresenta la metà del totale. Ancora più imponente è stata l’espansione dei videogiochi: il traffico è quadruplicato, fino a costituire il 15% del totale.
Sono questi i fattori che hanno convinto la Commissione europea a chiedere e ottenere da alcune piattaforme di streaming la riduzione della qualità video: Netflix ha risposto riducendo il bitrate (cioè la velocità e quindi la qualità di riproduzione) in modo da tagliare un quarto del proprio peso sulle reti europee per 30 giorni. E anche Youtube ha adottato misure simili. La Commissione si è rivolta però anche agli utenti (per convincerli a usare meno dati mobili e, quando possibile, qualità di riproduzione più bassa) e agli operatori.
Ma questa situazione di eccezionalità ha portato molti più italiani a connettersi alla rete, e a farlo più di frequente, utilizzando servizi online che fino a poco tempo fa mai avrebbero pensato di dover usare, come lo spart working o le videolezioni. Una alfabetizzazione forzata alle tecnologie digitali che si riflette in una maggiore richiesta di connessione. Internet dovrebbe riuscire a reggere il colpo. Ma le prossime settimane rappresentano una sfida che coinvolgerà sia gli operatori che gli utenti, chiamati a un uso più consapevole dei propri dispositivi.