Un nuovo blocco di almeno altre due settimane e poi, se l’andamento dei contagi da coronavirus lo consentirà, una riapertura graduale delle aziende. Sembra ormai questa la strada tracciata dal governo. E lo confermano le parole che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rilasciato al quotidiano spagnolo El Pais. «Lo stop delle attività produttive non può essere prolungato troppo. Ma bisogna ragionare in termini di proporzionalità. Quando il comitato scientifico dirà che la curva inizia a scendere potremo studiare delle misure di rallentamento. Però dovrà essere molto graduale».
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A premere, invece, per una riapertura è il leader di Italia viva, Matteo Renzi. «Le critiche alla mia proposta di riapertura? Ho visto tanta ipocrisia – ha detto in un’intervista al Corriere della Sera -. Io non ho chiesto di riaprire oggi, ma ad aprile. Ho chiesto però di pensare adesso a come riaprire. Perché se non ci pensiamo oggi arriviamo in ritardo all’appuntamento con l’emergenza economica almeno come siamo arrivati in ritardo sull’emergenza sanitaria».
«Il vaccino – ha continuato Renzi – arriverà nel 2021 o nel 2022. C’è qualcuno che pensa che gli italiani possano restare a casa fino al 2021? Io no. Dobbiamo fare un piano per l’uscita. E per farlo bisogna moltiplicare i test: i tecnici ci dicono che è possibile che ci siano 5-10 milioni di italiani che hanno già contratto il Covid-19 senza sintomi. Se hanno sviluppato gli anticorpi, perché tenerli in casa? E anche chi non ha preso il virus può tornare a lavorare se la sua azienda rispetta le regole di sicurezza. Anche perché stare a casa mesi ha un costo enorme sociale ed economico. Chi paga?».
Il lockdown disposto per contenere i contagi ha portato a una caduta dei ricavi quantificabile in circa 18 miliardi di euro, di cui 11,5 miliardi a carico delle imprese del commercio, del turismo e della ristorazione. A lanciare l’allarme è Confesercenti. L’emergenza sanitaria da coronavirus «è arrivata in una situazione già difficile: solo lo scorso anno, lo stock dei prestiti alle imprese è diminuito di circa 16 miliardi di euro. E il prosciugamento della liquidità causato dal lockdown è destinato a peggiorare: già adesso, su base annua, è plausibile attendersi una contrazione dei consumi delle famiglie di circa 30 miliardi di euro».
L’Associazione che rappresenta 350 mila imprese italiane chiede soluzioni concrete. «Purtroppo, nonostante il “Cura Italia” abbia messo a disposizione misure per favorire l’accesso ai prestiti, troppe imprese non riescono ad ottenere risposte positive dagli istituti di credito», commenta la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise in una nota. «E anche le banche disponibili si stanno scontrando con un eccesso di burocrazia che, di fatto, impedisce loro di utilizzare gli strumenti messi a disposizione con il decreto». «Imprese ed autonomi sono allo stremo. Bisogna dare fiato alle imprese per aiutare anche chi lavora – prosegue De Luise – Chiediamo all’Abi un impegno per sbloccare la situazione. Al governo chiediamo invece di garantire l’attuazione delle misure adottate, ma anche di trovare ulteriori soluzioni per facilitare e velocizzare l’accesso alla liquidità delle imprese».