Wuhan, la città dell’Hubei dove tutto era cominciato a dicembre o probabilmente anche settimane prima, con i primi «casi di polmonite misteriosa», revoca le ultime restrizioni imposte per contenere il coronavirus. A partire dalla mezzanotte dell’8 aprile (ora locale) è caduto il divieto di uscire dalla città. Il ground zero della malattia sconosciuta, diventata coronavirus, poi definita Covid-19 (per evitare il marchio di «virus di Wuhan»), poi certificata come pandemia dall’Organizzazione mondiale della sanità, può lentamente tornare alla normalità. Sono passati 76 giorni e 2.571 morti.
Quando succederà anche da noi? È quello che si chiedono i cittadini del pianeta alle prese con la pandemia guardando le immagini della città cinese che torna a muoversi. Una lenta ripresa che non annulla il dolore per le tante vittime, non cancella l’ansia per un nemico invisibile. Ma Wuhan adesso è pronta a ripartire. Nella città di 11 milioni di abitanti, tanti quanti la Lombardia, da giorni non sono segnalati più nuovi malati e gli unici casi di contagio sono quelli «importati», i cinesi di ritorno da altre parti del mondo in pandemia.
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Riapre l’aeroporto, si risvegliano le stazioni della ferrovia, riprendono i collegamenti marittimi. I 75 check point sulle strade di accesso alla città sono stati riaperti. Per salire su un treno o un aereo, per entrare in un negozio o in un ufficio però, bisognerà esibire il «codice verde» sullo smartphone. Il verde si accende passando lo schermo del telefonino davanti a un codice QR che dà il via libera sanitario: chi lo ha è sano, non ha avuto contatti con focolai di infezione negli ultimi 14 giorni e quindi può circolare. La nuova app, collegata ai sistemi di pagamento elettronico Alipay e Weixin, ubiqui in Cina, informerà autorità e vigilanti di eventuali contatti a rischio e in tal caso il codice diventerà giallo (allarme) o rosso (pericolo grave). Il giallo e il rosso riportano in quarantena.