Mentre Lombardia e Veneto premono per riaprire dopo il 4 maggio, ovvero il giorno dopo la scadenza prevista dal decreto del presidente del Consiglio del 10 aprile, già dopo il 25 aprile potrebbe arrivare il via libera per numerose aziende, dalla moda all’auto, ma anche per alcuni cantieri. Una anticipazione che si svilupperebbe aggiornando l’elenco dei codici Ateco delle attività consentite, probabilmente con un decreto Mef-Sviluppo economico. Il premier Giuseppe Conte non ha fretta di firmare un nuovo Dpcm. Prima vuole discutere con le parti sociali, le regioni e gli enti locali e valutare la relazione della commissione presieduta da Vittorio Colao. La linea del governo è procedere con estrema cautela, perché i contagi scendono con lentezza e in Lombardia si continuano a contare i morti.
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In queste ore la task force guidata da Vittorio Colao sta lavorando alla suddivisione delle attività produttive a seconda del rischio contagio, associando a ciascun codice Ateco una “classe di rischio integrato”. Uno schema della tabella, che associa ad ogni codice di attività produttiva un rischio basso, medio o alto ricordando se la stessa attività è stata sospesa o meno a causa dell’emergenza Covid, circola in queste ore nella maggioranza e potrebbe essere una delle basi su cui il governo potrebbe lavorare nei prossimi giorni.
L’ipotesi più probabile è un provvedimento ministeriale, tra Sviluppo e Tesoro, per rimettere in moto alcune attività e imprese, sbloccando i codici Ateco in attesa di varare le norme per la sicurezza dei lavoratori. I settori sotto osservazione sono il tessile, la moda, la fabbricazione di autoveicoli, mobili e articoli in pelle. A rischio basso e quindi sulla via della riapertura anche l’industria del tabacco, l’estrazione di minerali metalliferi, le cave e le miniere.
Le aziende che riaprono, così come i negozi, dovranno seguire un protocollo molto stretto che riguarda sia la pulizia sia i dispositivi. Oltre a dispenser per il disinfettante, le mascherine e i guanti, gli ingressi limitati e il distanziamento di almeno un metro, dovranno mettere a punto un vero e proprio programma sulla presenza dei dipendenti con turni alternati e soprattutto smart working per un numero più alto possibile di dipendenti. Ma dovranno avere sempre un medico di riferimento: per le aziende più grandi dovrà essere interno, gli altri dovranno fare riferimento alle Asl e per questo il ministero della Salute sta già predisponendo alcune linee guida.