Aprire o chiudere? Questo è il dilemma per la nuova fase dell’emergenza coronavirus. Nelle scorse settimane il leader della Lega Matteo Salvini ha proposto diverse soluzioni per affrontare l’emergenza causata dalla pandemia, alcune parecchio diverse fra loro. Fino all’ultima: quella di far ripartire al più presto le aziende della Lombardia e del Veneto in linea con i governatori leghisti Fontana e Zaia. «Chiedere la riapertura da parte della Lombardia è un grande segnale di concretezza e di speranza, spero che il governo ne tenga conto. Altri Paesi riaprono, non possiamo rimanere indietro», ha detto Salvini.
Altro che frontiere aperte: l’Italia ha bisogno di controlli! pic.twitter.com/zr8MoEzBrQ
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) January 30, 2020
Inizia con la paura che il virus arrivi dai barconi. Era il 21 febbraio e Matteo Salvini non aveva dubbi: «Bisogna chiudere tutto. Davvero non vorrei polemiche, non penso solo ai barconi e ai barchini. Penso ai controlli di chiunque entra in Italia ed esce dall’Italia: evidentemente, qualcosa non funziona. Il Governo? Non do colpe a Tizio e a Caio: è fondamentale, se non l’hanno fatto da ieri, che da oggi – scandiva Salvini – chiunque entri in Italia con qualunque mezzo di trasporto, dalla zattera all’aeroplano, venga controllato». Salvo poi cambiare idea dopo qualche giorno invitando a riaprire il Paese: «Stanno facendo passare l’Italia per un paese infetto».
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Poi con l’impressionante aumento di contagiati e di vittime Salvini è costretto a cambiare registro. «Fermiamo tutto per i giorni necessari. Mettiamo in sicurezza la salute di tutta Italia. Chiudere prima che sia tardi». Arrivando addirittura a chiedere la sospensione di Schengen: «Bisogna chiudere tutta l’Europa. Tutto il continente deve diventare zona rossa, per evitare guerre commerciali. Prima si chiude Schengen, meglio è». Con la Pasqua alle porte, cambia nuovamente idea e pensa alla riapertura. Questa volta delle chiese, però. «Aprire le chiese ai fedeli, magari con ingressi contingentati. Il mio è un appello a poter permettere a chi crede di andare a messa. Si può andare dal tabaccaio, allora perché non si può curare l’anima».
E adesso il default della Lombardia angoscia il leader della Lega. «Nel rispetto delle norme della salute, faremo il possibile e l’impossibile per far riaprire chi può, in sicurezza, il prima possibile, perché pensare di star chiusi altre settimane o altri mesi porterà al disastro economico. Salvare vite adesso, salvare posti di lavoro domani. Abbiamo le idee chiare, ce la faremo».
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