Il calo dei contagi di coronavirus in Italia apre degli spiragli di speranza, ma accende anche lo scontro su come gestire la “fase 2” dell’emergenza. Nel Nord i governatori si dicono pronti a riaprire, in prima linea Lombardia e Veneto, con Luca Zaia che decreta la fine del lockdown. Le regioni del Sud, dove i numeri del coronavirus sono meno aggressivi, sono più caute, arrivando addirittura a minacciare, come nel caso del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, di imporre la quarantena a chi arriva proprio dalle regioni più colpite dal Covid-19.
LEGGI ANCHE: Coronavirus, ipotesi riapertura dopo il 25 aprile per auto, moda e cantieri
Il governo frena le fughe in avanti e intanto rinvia le elezioni regionali di primavera, che si terranno tra il 12 luglio e il primo novembre. Mentre sullo sfondo resta il sospetto che dietro questo braccio di ferro non ci siano solo le giuste preoccupazioni per tenere insieme economia e salute. Ma anche un derby politico, con le regioni a trazione leghista che premono per mettere in difficoltà il governo guidato dagli ex alleati Cinquestelle. «Chiedere la riapertura da parte delle regioni del Nord è un grande segnale di concretezza e di speranza, spero che il governo ne tenga conto. Altri Paesi riaprono, non possiamo rimanere indietro», ha detto Salvini. Dalla maggioranza la replica arriva da Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 Stelle e vice ministro dell’Interno: «Quelle fughe in avanti possono essere dannose non solo per la propria regione ma magari vanno a inficiare il lavoro e i sacrifici di altre regioni che stanno mantenendo una road map decisa secondo un percorso comune.Tra governo nazionale e regioni, credo che in questo momento sia una competenza del governo nazionale: dobbiamo riuscire a far partire questo Paese con un percorso comune».
Intanto, Lombardia e Veneto continuano a premere per ripartire prima possibile, anche se in sicurezza. «Io credo che ogni regione debba presentare il suo progetto e le sue idee», dice il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Dopo l’accelerazione dei giorni scorsi con la regola delle “4D”, Fontana usa toni più prudenti: «Se la scienza ci dirà bisogna stare chiusi, staremo chiusi. Però allo stesso tempo non possiamo farci trovare impreparati». Osa di più il presidente del Veneto, Luca Zaia: «Ci sono due linee di pensiero: la prima è aprire quando il virus non ci sarà più e saremo tutti “morti”. Oppure aprire e convivere con il virus che è quello che hanno fatto gli altri Paesi nel mondo. E io tra queste due linee non ho dubbi».
Ma ecco che da Sud si alzano le barricate: «Se dovessimo avere corse in avanti in regioni dove c’è il contagio così forte, chiuderemo i nostri confini», dice il presidente della Campania Vincenzo De Luca. Che pensa a una «ordinanza per vietare l’ingresso dei cittadini provenienti da quelle regioni». Secondo De Luca, «dobbiamo avere grande senso di responsabilità, partendo dai dati concreti».