Il rischio di tornare alla casella di partenza, all’odiato e temuto lockdown esiste e dipende da noi, dai nostri comportamenti e dal rigore che metteremo nel rispettare le regole. Il percorso per uscire dalla fase di emergenza è indicato nell’allegato 10 del decreto che sarà in vigore dal 4 maggio. E la strada verso la normalità sembra ancora lontana, ma questo si era già capito dalle parole del premier Conte. La fase 2 è divisa in due parti: fase 2A (transizione iniziale) e fase 2B (transizione avanzata). Decisivi per passare da una fase all’altra sarà la «capacità di monitoraggio epidemiologico» con i test sierologici. Per entrare nella fase 3, invece, saranno necessarie cure diffuse o il vaccino. Gli esperti hanno anche previsto una fase 4, nella quale si entrerà solo nel momento in cui sarà finita la pandemia.
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Il documento spiega quali sono gli standard alla base dell’allentamento del lockdown del 4 maggio e l’inizio della fase 2A, la «transizione iniziale». I cinque indicatori sono: «Stabilità di trasmissione, i servizi sanitari non sovraccarichi, l’attività di readiness (che fa capo ai sistemi di prevenzione della Protezione Civile), l’abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti, la possibilità di garantire adeguate risorse per il contact-tracing, l’isolamento e la quarantena». Contestualmente, ogni Regione deve essersi allineata agli «standard minimi di qualità della sorveglianza epidemiologica»: deve registrare su scala mensile un trend in miglioramento del 60% di contagiati, ricoverati, pazienti in terapia intensiva, contagiati in isolamento domiciliare. Se il trend resterà stabile , o mostrerà un miglioramento , su base bisettimanale e mensile si potrà pensare all’ingresso nella fase 2B definita di “Transizione avanzata” dove sarà posta molta attenzione alla «capacità di monitoraggio epidemiologico» attraverso i test sierologici.
Se nei passaggi da una fase all’altra i criteri non dovessero essere del tutto soddisfatti o si dovesse verificare una peggioramento dei dati è probabile che sarà necessario fare passi indietro. Se l’indice di diffusione del contagio (R con zero) dovesse risalire sopra l’1 verranno adottati nuovi provvedimenti di chiusura (anche localizzate) per contenere eventuali focolai prima di arrivare di nuovo a un lockdown a livello nazionale. La fase 2A è destinata ad essere piuttosto lunga.
Perché scatti la fase 3, definita «ripristino», è necessario «l’accesso diffuso ai trattamenti anti-Covid e/o ad un vaccino sicuro ed efficace». Insomma, cure o vaccino. Quando avverrà, in ogni caso, mancherà ancora un passettino per un completo ritorno alla normalità. Per l’ingresso nella fase 4, infatti, lo schema pone come condizione «la fine della pandemia».