La domanda più gettonata di questa fase 2 dell’emergenza coronavirus, una volta compreso chi sono i congiunti, è come sarà la scuola quando finalmente riaprirà a settembre. E una risposta su come mantenere il distanziamento sociale, superando il problema delle classi super affollate ed evitando di imporre ai bambini le fastidiose mascherine, viene ancora una volta dai Paesi del Nord Europa. In particolare dalla Danimarca, il primo Paese dell’Ue a riaprire materne, asili e scuole elementari già dalla metà di aprile.
LEGGI ANCHE: Le incertezze da superare per tornare a scuola a settembre
Anche le strutture scolastiche danesi, in particolare quelle della capitale Copenaghen, non riuscivano a garantire gli spazi necessari al distanziamento sociale dei bambini. La soluzione però era a portata di mano: è bastato guardare fuori dalla finestra. Anzi, varcarla proprio. E così le lezioni si sono trasferite allo zoo, nei musei, nel Parco divertimenti del Giardini Tivoli e allo stadio Parken. Dall’esplosione dell’epidemia, Copenaghen ha attivato numerosi accordi con istituzioni culturali, società e strutture immobiliari per trovare delle soluzioni alternative al problema del distanziamento. E finora è riuscita a garantire lezioni in presenza per circa 3.300 bambini.
Si chiamano “lezioni all’aperto”, e a dispetto di un meteo non propriamente mite esistono da tempo in Paesi come la Scozia, vera pioniera del settore, la Germania o appunto la Danimarca. I risultati, a detta degli esperti, sono buoni già in periodi normali e diventano ottimi dopo un periodo di lockdown tra le mura domestiche. Anche l’Italia sta valutando esperimenti di questo tipo: il report “Scuola aperta, società protetta” del Politecnico di Torino ipotizza già per la fase 2 la creazione di comunità familiari che possano gestire all’aria aperta mini-gruppi di bambini, magari con l’aiuto di operatori del terzo settore.