Il primo verdetto sul caso Open Arms è arrivato. La Giunta per le immunità del Senato ha deciso di respingere la richiesta dei magistrati siciliani di rinviare a giudizio il leader della Lega, Matteo Salvini. Un esito praticamente scontato dopo la decisione di Italia Viva di non partecipare al voto. Contro il processo si sono espressi i cinque senatori della Lega, i quattro di Forza Italia, Alberto Balboni di Fratelli d’Italia, Meinhard Durnwalder delle Autonomie e l’ex M5s Mario Giarrusso. In senso positivo si sono invece pronunciati Anna Rossomando del Pd, Pietro Grasso di Leu, Gregorio de Falco del Misto. Per il sì anche i quattro senatori del Movimento 5 stelle, eccetto Alessandra Riccardi che ha deciso di votare contro il processo in dissenso dal suo gruppo. A conti fatti, la votazione è finita 13 a 7.
«Non c’è stata a nostro parere un’istruttoria seria, così come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti. La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati», ha detto il capogruppo di Italia Viva in Giunta, Francesco Bonifazi. Insomma, Italia Viva ritiene che Salvini non sia l’unico responsabile di quanto accaduto, ma abbia ricevuto «l’avallo del governo». La parola finale spetterà comunque all’Aula, che entro fine giugno dovrà pronunciare il verdetto definitivo.
L’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è accusato dal tribunale dei ministri di Palermo di sequestro di persona per la vicenda dei 150 migranti bloccati a largo per alcuni giorni sulla nave della Ong spagnola Open Arms, prima dello sbarco a Lampedusa, nell’agosto 2019. Si tratta della terza decisione della giunta su Salvini. Nella prima, per il caso Diciotti, la richiesta di processo venne respinta: la Lega era ancora al governo con il M5s. La successiva, per il caso Gregoretti, venne accolta. In quell’occasione lo stesso leader della Lega, non più ministro, chiese di essere processato. Il processo per la Gregoretti è slittato (per l’emergenza Covid) da luglio a ottobre prossimo.