La partita sulle elezioni regionali è ancora aperta. Il governo ha rimandato il voto a settembre, ma Veneto, Liguria, Marche, Campania e Puglia non ci stanno. E si sono appellate al Quirinale per chiedere di anticipare il voto all’ultima domenica di luglio, il 26. «La proroga della data delle elezioni regionali, che può essere giustificata solo da ragioni sanitarie ed emergenziali, sta assumendo i contorni di una decisione politica e, ci sia concesso, basata sulla convenienza di parte, che a nostro avviso non può giustificare la compressione dell’autonomia legislativa regionale e il diritto di voto degli elettori», si legge nella lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La linea del governo è quella di un election day che includa, oltre alle Regionali, anche le Comunali e il referendum sul taglio dei parlamentari. Dal Viminale arriva qualche segnale di apertura, con la possibilità di andare alle urne il 6 settembre e non il 20 come previsto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un decreto che proprio oggi è arrivato in aula alla Camera per la discussione generale. Anche il comitato tecnico scientifico ha dato il suo parere positivo a un election day ai primi di settembre.
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Nella lettera, i governatori ricordano che «in considerazione della peculiare situazione sanitaria in atto, il governo ha ritenuto di disporre la proroga delle legislature regionali, per un periodo di tre mesi, ossia fino al 30 agosto 2020, disponendo però che, a differenza di quanto normalmente avviene, la data delle elezioni possa essere fissata soltanto nei 60 giorni successivi, ossia nei mesi di settembre e ottobre. Di questa decisione, assunta in difformità dal parere reso dalle Regioni – continuano i cinque governatori – non è mai stata resa pubblica la motivazione sanitaria, che giustificasse come dal punto di vista dell’epidemia di Covid-19 vi siano maggiori rischi nel mese di luglio piuttosto che nei mesi autunnali, quando fin dai primi di giugno sono permesse tutte le attività economiche, culturali e sociali e financo gli spostamenti tra regioni. Al contrario, come anche si evince dal parere reso nei giorni scorsi dal Comitato Tecnico Scientifico, esigenze sanitarie sconsigliano fortemente di ritardare le elezioni verso i mesi autunnali, in quanto potrebbe aversi una recrudescenza del virus che porterebbe a dover rinviare la scadenza elettorale di ulteriori, troppi, mesi».
Escludendo la data del 26 luglio, dal momento che il governo ha disposto la proroga delle legislature regionali fino al 30 agosto, il 6 settembre sembra una data utile anche a evitare che la scuola debba richiudere dopo aver appena riaperto. «Riteniamo – proseguono i governatori – assolutamente inopportuna una data che pregiudichi la riapertura delle scuole, mettendo a rischio i ragazzi nel rientrare in edifici frequentati da milioni di elettori».
Quanto allo scorporo invece del referendum costituzionale dal voto per le regionali e le amministrative, il comitato promotore del referendum fa sapere che Conte «non chiude» e «rifletterà con la maggioranza». «Il premier Conte si prenderà un surplus di riflessione con i partiti della maggioranza», spiega Andrea Cangini, rappresentante del comitato promotore del referendum sul taglio dei parlamentari. «Noi abbiamo illustrato anche i pareri di tanti costituzionalisti secondo cui non si possono abbinare due voti di natura diversa. La legge sull’election day, infatti, prevede tutti gli accorpamenti possibili ma non quello con un voto sulla Costituzione che ha un rango e una logica diversa». Un’opzione possibile per arrivare a una sintesi potrebbe essere quella di accorpare il referendum ai ballottaggi.