Nonostante i dati dei contagi siano in miglioramento, in parte anche in Lombardia, la riapertura totale della mobilità in Italia dal 3 giugno continua impensierire le regioni meno colpite. E così tra chi invoca la certificazione sanitaria e chi il rinvio delle aperture, il governo apre al tracciamento dei turisti e alla conservazione dei dati per due settimane. La mediazione del ministro Francesco Boccia con i governatori che si ribellano all’apertura di tutta Italia si risolve con un compromesso: la possibilità di «registrare» tutti gli ingressi ed effettuare i test sierologici, ma soltanto su base volontaria.
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E così le regioni contrarie alla riapertura preparano le contromisure di fronte al rischio di nuovi focolai conseguenti a casi importati. I governatori potranno firmare ordinanze restrittive e in caso di nuovi focolai decidere «zone rosse» in accordo con il governo, ma nulla che possa limitare la libertà di movimento dei cittadini. Nei colloqui con i presidenti delle Regioni del Sud, Boccia ha appoggiato l’istituzione di controlli «perché se vengono fatti in maniera adeguata possono aiutare l’intero Paese nel contenimento del virus». E così ha accolto le proposte di chi, Sicilia e Sardegna in particolare, vuole difendere i territori dove il numero dei “positivi” è sempre stato basso. Il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha già annunciato «controlli e test rapidi con accresciuta attenzione».
Il primo controllo sarà dunque effettuato al momento di prendere il volo o di imbarcarsi su navi e traghetti. Oltre alla misurazione della temperatura, i passeggeri saranno tracciati con le generalità e dunque potranno essere contattati qualora si scoprisse che a bordo c’era una persona positiva al Covid-19. Se saranno accertati contatti diretti con chi si è ammalato, si dovrà entrare in quarantena. Bisognerà, dunque, compilare un modulo con alcune informazioni relative a quanto accaduto prima del viaggio. Tutti i moduli potranno essere conservati 14 giorni, proprio come già avviene in alcuni ristoranti, ma anche quando si va dal parrucchiere o in palestra. Nei luoghi dove si può arrivare in treno o in macchina è possibile che si decida di delegare questa incombenza agli albergatori, o a chi gestisce le case in affitto.
Esclusa la possibilità di poter imporre il test sierologico a chi arriva, rimane la possibilità di poterlo offrire e dunque di lasciare ai turisti la scelta di sottoporsi all’esame in maniera volontaria. In Sardegna alcuni albergatori starebbero valutando di offrirlo nel pacchetto vacanza. «Il modello della certificazione sanitaria che proponiamo – ha spiegato il governatore Christian Solinas – è una linea di tendenza internazionale che si sta affermando anche a livello nazionale. Basti guardare i protocolli per la ripresa del campionato di serie A o per la riapertura dei set cinematografici. In ogni caso questo non significa mettere barriere di alcun genere, né creare discriminazioni, vuol dire solo adottare filtri che consentano una tutela della salute contemperata con la giusta esigenza di riapertura del Paese».