L’Istat certifica l’impatto dell’emergenza sanitaria da coronavirus sul mercato del lavoro. Che è davvero pesante, e preoccupante. Nel mese di aprile l’occupazione crolla di 274mila unità, che ha portato nei due mesi di lockdown «a un calo complessivo di 400mila occupati e di un punto percentuale nel tasso di occupazione». La disoccupazione è scesa ai minimi da 13 anni a questa parte, perché molti disoccupati sono andati appunto a gonfiare le file degli inattivi. Se i dati di marzo ancora non mostravano appieno l’impatto del coronavirus sul mercato del lavoro, le nuove stime Istat su aprile danno una prima idea delle conseguenze del lockdown.
Tasso di disoccupazione al 6,3% (-1,7 punti) quello giovanile al 20,3% (-6,2 punti). Il tasso di inattività al 38,1% (+2,0 punti).#istat https://t.co/KLfzdpPJ6G pic.twitter.com/IPp3vGdLQ7
— Istat (@istat_it) June 3, 2020
Quella che l’istituto nazionale di statistica definisce «marcata diminuzione» degli occupati risente comunque positivamente del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori che consentono di mantenere il posto, per chi ha un contratto stabile. Non a caso sono diminuite sensibilmente le ore settimanali lavorate – in media 22,9 per ogni dipendente, contro le 32 di aprile 2019 – e a crollare sono soprattutto i dipendenti a termine: -129mila in un mese, -210mila nel trimestre febbraio-aprile rispetto ai tre mesi precedenti. I dipendenti permanenti scendono invece di 76mila, gli autonomi di 69mila. Scorporando i dati per genere e tipologia si osserva come la crisi abbia colpito più duramente le donne (-1,5%, pari a -143mila) degli uomini (-1,0%, pari a -131mila).
A spiccare però è il forte calo della disoccupazione: il tasso scende al 6,3% dall’8% di marzo, toccando il minimo dal 2007. Naturalmente è una illusione ottica: sono censiti come disoccupati coloro che stanno cercando attivamente lavoro e con l’economia ferma la maggior parte delle persone ha rinunciato, andando a gonfiare (+746mila appunto) la platea degli inattivi. I disoccupati calano di 484mila (-23,9%) scendendo a 1 milione e 543 mila.
Nell’ultimo anno, tra aprile 2019 e aprile 2020, si conta quasi mezzo milione di posti in meno. Una riduzione che ha colpito «i dipendenti temporanei (-480mila), gli autonomi (-192mila) e tutte le classi d’età, con le uniche eccezioni degli over50 e dei dipendenti permanenti (+175mila)». Nel confronto annuo anche le persone in cerca di lavoro, i disoccupati, «calano in misura consistente» (-41,9%, pari a 1 milione 112mila unità), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+11,1%, pari a +1 milione 462mila).