Accesso alla spiaggia su prenotazione, registro delle presenze, distanza di sicurezza anche in acqua: sono solo alcune delle indicazioni contenute nel “Rapporto sulle attività di balneazione in relazione alla diffusione del virus SARS-CoV-2“ diramato dall’Istituto Superiore di Sanità e stilate dal Gruppo di Lavoro Ambiente-Rifiuti Covid-19 in collaborazione con il Ministero della Salute, l’Inail, il Coordinamento di Prevenzione della Conferenza Stato Regioni, gli esperti delle Arpa e altre istituzioni. Il documento detta le regole che gestori dei lidi, bagnanti e sindaci devono rispettare per una frequentazione sicura delle spiagge nell’estate della pandemia di Covid-19.
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Con oltre 7.000 km di costa e un numero elevato di aree di balneazione (un quarto del totale europeo) abitate da 17 milioni di persone, che possono anche raddoppiare in alta stagione, il turismo balneare può diventare rischioso perché le occasioni di affollamento, vicinanza e contatto sono più frequenti in stabilimenti, spiagge attrezzate o di libero accesso. Per questo, tra le regole indicate c’è l’obbligo di prenotare l’accesso agli stabilimenti, eventualmente per fasce orarie, in modo da prevenire assembramenti, e registrare gli utenti, anche per rintracciare retrospettivamente eventuali contatti a seguito di contagi, mantenendo l’elenco delle presenze per un periodo di almeno 14 giorni, nel rispetto della normativa sulla privacy. I gestori devono poi utilizzare cartellonistica e locandine con le regole comportamentali comprensibili anche per utenti di altre nazionalità. Dovranno vietare l’uso promiscuo di qualsiasi attrezzatura da spiaggia, dotare i bagnanti di disinfettanti per l’igiene delle mani e fornire disinfettanti e dispositivi di protezione adeguati al personale (mascherine, schermi facciali, guanti) che dovranno usare obbligatoriamente in caso di contatti ravvicinati con bagnanti e attività a rischio.
Gli esperti del Gruppo di lavoro specificano anche che è necessario regolamentare gli accessi e gli spostamenti sulle spiagge attraverso percorsi dedicati e disponendo le attrezzature in modo da garantire in ogni circostanza il distanziamento interpersonale che deve essere di almeno un metro tra persone non appartenenti allo stesso nucleo familiare, in ogni circostanza, anche in acqua. Inoltre, viene stabilito di controllare la temperatura corporea, quando possibile, del personale e dei bagnanti con interdizione di accesso se risulta superiore ai 37,5°C.
Andrebbe poi proibita qualsiasi forma di aggregazione che possa creare assembramenti come attività di ballo, feste, eventi sociali, degustazioni a buffet. Anche gli eventi musicali dovranno essere evitati, fatta eccezione per quelli esclusivamente di «ascolto» con postazioni sedute. Sono vietati anche gli eventi musicali con la sola eccezione di quelli esclusivamente di “ascolto” con postazioni sedute che garantiscano il distanziamento interpersonale. I genitori dovranno controllare che i bambini stiano distanti tra loro e tutti sono tenuti ad indossare la mascherina quando le misure di distanziamento sono di difficile mantenimento.
Come funzionerà per le spiagge libere? È evidente che in questi casi la sorveglianza è difficile perché si tratta di ambienti di libero accesso. «In questo ambito – chiariscono gli esperti – sono chiamati i sindaci e/o agli altri enti locali competenti a dover applicare ogni adeguata misura volta a garantire condizioni di riduzione dei rischi e, ove necessario, a definire attività di vigilanza sul rispetto delle misure da parte dei fruitori delle spiagge, a regolamentare gli accessi per consentire il distanziamento interpersonale, individuare le procedure di sanificazione delle attrezzature e delle aree comuni».
La buona notizia è che il rischio di contagio attraverso le acque del mare è scarso al punto da non destare alcuna preoccupazione. Nel rapporto si precisa infatti che «assume scarsa rilevanza il rischio correlato alla potenziale contaminazione delle acque da reflui o da escreti infetti presenti a monte dell’area di balneazione o diffusi da imbarcazioni. Le misure di controllo e monitoraggio a carattere ambientale e sanitario applicate in base alla normativa vigente, infatti, ma anche la suscettibilità del virus alle variabili ambientali rendono trascurabile il rischio».