L’Italia resta sempre più indietro in Europa nel processo di digitalizzazione dell’economia e della società. L’edizione 2020 del rapporto europeo Desi vede la penisola scivolare di una posizione nella classifica dei Paesi Ue, scendendo dal 24esimo al 25esimo. Peggio fanno solo Romania, Grecia e Bulgaria. Ancora peggio se si guarda solo alla dimensione del capitale umano, quella cioè che riguarda le competenze digitali: nel 2019 l’Italia ha perso due posizioni e si colloca ora all’ultimo posto nell’Ue.
Il 17% degli italiani non ha mai usato internet e solo il 74% degli italiani lo usa abitualmente. E la Commissione rileva «carenze significative» per quanto riguarda il capitale umano. Rispetto alla media Ue, l’Italia registra livelli di competenze digitali di base e avanzate «molto bassi». Soltanto il 42% degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (58% in Ue) e solo il 22% dispone di abilità avanzate (33% in Ue). Sebbene sia aumentata, raggiungendo il 2,8% dell’occupazione totale, la percentuale di specialisti Ict in Italia è ancora al di sotto della media Ue (3,9%). Solo l’1% dei laureati è in possesso di una laurea in discipline Ict (il dato più basso nell’Ue), mentre gli specialisti Ict di sesso femminile rappresentano l’1% del numero totale di lavoratrici (cifra leggermente inferiore alla media Ue dell’1,4%).
L’indice Desi 2020 pone l’Italia al 17esimo posto nella Ue per servizi di connettività: tra 2018 e 2019 le famiglie che hanno accesso alla banda ultralarga (velocità superiore a 100 Mbps) sono salite solo di quattro punti percentuali, dal 9 al 13%. Mentre cresce la copertura della fibra ottica (Fiber To The Home – Ftth) dal 24% del 2018 al 30% nel 2019, riducendo il divario dalla media europea (34%).
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Tutto questo spiega come mai, sebbene il Paese si collochi in una posizione relativamente «alta» nell’offerta di servizi pubblici digitali, il loro utilizzo rimane «scarso». Analogamente, le imprese italiane presentano ritardi nell’utilizzo di tecnologie come il cloud e i big data, così come per quanto riguarda il commercio elettronico. I dati che precedono la pandemia di Covid-19, conclude la Commissione, indicano in compenso che il Paese è in una «buona posizione» in termini di preparazione al 5G, dato che sono state assegnate tutte le bande pioniere e sono stati lanciati i primi servizi commerciali.