Via libera del consiglio dei ministri al Family act, il disegno di legge delega voluto dalla ministra Elena Bonetti che impegna il governo a introdurre entro due anni una serie di agevolazioni fiscali e aiuti per le famiglie con figli: l’assegno universale per figli, detrazioni fiscali per le spese dedicate all’istruzione dei figli, il contributo per le rette di nidi e materne, il congedo per i neo papà che sale a dieci giorni, incentivi per colf e badanti. «I bambini – si legge nel ddl – vanno messi al centro delle politiche familiari, nella consapevolezza che i figli sono un valore per la loro famiglia e per la società che li accoglie e che condivide con i genitori il compito di accudirli ed educarli».
Il Family Act era stato presentato lo scorso ottobre alla Leopolda, l’appuntamento organizzato da Matteo Renzi che ha portato prima il sindaco di Firenze a scalare il Pd e poi alla scissione per formare Italia Viva. Anche Renzi quindi celebra su Twitter l’approvazione del decreto legge: «Molto bene. Soldi e diritti per Figli e Famiglie». Prima di diventare legge, il Family Act dovrà passare dall’approvazione delle Camere.
Il #FamilyAct presentato dalla ministra Elena Bonetti alla #Leopolda10 è stato appena approvato dal Consiglio dei Ministri. Molto bene. Soldi e diritti per Figli e Famiglie pic.twitter.com/BNlrsCoEjw
— Matteo Renzi (@matteorenzi) June 11, 2020
«È un momento storico per il nostro Paese – dice la ministra Bonetti -, per la prima volta si investe in umanità, per cambiare in meglio la vita delle famiglie: da qui l’Italia può ripartire, è una scelta di speranza e di coraggio, una riforma che deve vedere il gioco di squadra di tutti». La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha sottolineato come il ddl intenda «incentivare il lavoro delle donne» perché tante sono «costrette a lasciare il posto di lavoro». Il premier Giuseppe Conte ha spiegato che il provvedimento punta a «sostenere la genitorialità, contrastare la denatalità, favorire la crescita dei bambini e giovani e la conciliazione della vita familiare con il lavoro, soprattutto femminile».
Il primo punto del Family Act è quello dell’assegno universale: un contributo mensile che verrà corrisposto per ciascun figlio, dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del 18° anno di età. Il contributo potrà essere una somma di denaro o un credito di imposta e aumenterà del 20% per ogni nuovo figlio. Per i figli disabili non ci sono limiti d’età. Non è ancora chiaro a quanto ammonterà questo assegno: si parla di una quota fissa e di una variabile in base all’Isee. Il problema ora è dove trovare i fondi per sostenere questa misura. Secondo le prime ricostruzioni, per finanziare questo assegno il governo dovrà togliere tutte le detrazioni, gli assegni e i bonus pensati al momento per le famiglie. La ministra Bonetti fa sapere che l’assegno «seguirà un percorso parlamentare attraverso il voto sulla proposta di legge Delrio già avviata in Parlamento», il che dovrebbe aiutare a velocizzare l’introduzione della misura il prima possibile.
La bozza chiede tra l’altro di «stabilire un periodo minimo non inferiore ai due mesi di congedo parentale non cedibile all’altro genitore per ciascun figlio». E i neo papà avranno un congedo obbligatorio di 10 giorni minimo alla nascita di un figlio. Il congedo dovrà inoltre essere «concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia del genitore lavoratore» e non potrà essere «subordinato ad una determinata anzianità lavorativa e di servizio». Sempre nel capitolo dei congedi parentali vengono presi in considerazione anche i permessi retribuiti da sfruttare per i colloqui con gli insegnati: almeno 5 ore a testa nell’arco di un anno scolastico.
C’è anche un articolo ad hoc per le mamme, per evitare che debbano abbandonare il posto di lavoro alla nascita del bambino. Il ddl famiglia norma all’articolo 5 la delega al governo «per incentivare il lavoro delle madri e l’armonizzazione dei tempi». Tra le norme più significative che il governo punta a introdurre, c’è quella che prevede «un’indennità integrativa della retribuzione per le madri lavoratrici erogata dall’Inps, per il periodo in cui rientrano al lavoro dopo il congedo obbligatorio». Si delega inoltre il governo a prevedere «una percentuale di detraibilità ovvero la deducibilità delle spese per addetti ai servizi domestici e all’assistenza di familiari assunti con contratto di lavoro subordinato», dunque bonus colf e baby sitter, «tenendo conto dell’applicazione di indici della situazione economica equivalente delle famiglie». E viene prevista una forma di retribuzione – seppur parziale – dei congedi di malattia per i figli, che attualmente non viene pagato al genitore che ne usufruisce per assistere il piccolo malato.
Il testo chiede poi di introdurre un contributo a copertura delle rette di asili nido e scuole materne, fino al 100%. Dovrebbe valere per la frequenza di asili nido pubblici e privati, asili nido familiari, micronidi, sezioni primavera e scuole dell’infanzia e anche per «l’introduzione di forme di supporto presso la propria abitazione in favore delle bambine e dei bambini al di sotto dei sei anni». In un passaggio del testo si indirizza il governo ad adottare misure volte a «sostenere le famiglie per le spese sostenute per gite scolastiche, iscrizione annuale e abbonamento ad associazioni sportive, palestre, piscine ed altre strutture ed impianti sportivi destinati alla pratica sportiva, corsi di lingua e di arte e musica». E ancora: «sostenere le famiglie per l’acquisto di biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche e altri spettacoli dal vivo, libri, ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi natural»“.
Naturalmente, forme di sostegno sono previste anche «per le spese sostenute per l’acquisto di libri scolastici, richiesti dal percorso scolastico frequentato, e di supporti informatici per ciascuna figlia o figlio a carico che frequenta la scuola secondaria di primo o di secondo grado e che non gode di altre forme di sostegno per l’acquisto di testi scolastici». Previsti anche aiuti per chi ha figli all’università. «Sostenere le famiglie, mediante detrazioni fiscali delle spese documentabili sostenute per l’acquisto di libri universitari per ciascun figlio o figlia maggiorenne a carico, iscritto ad un corso universitario, che non goda di altre forme di sostegno per l’acquisto – si legge infatti nel testo – e sostenere le famiglie, mediante detrazioni fiscali delle spese documentabili relative al contratto di affitto di abitazioni per le figlie e i figli maggiorenni iscritti ad un corso universitario».