Come interrompere il periodo di isolamento dei pazienti positivi al coronavirus? Serve davvero ancora un doppio tampone a distanza di almeno 24 ore? Dubbi che il ministro della Salute Roberto Speranza, dopo le nuove linee guida dell’Oms, ha avanzato al Comitato tecnico-scientifico. La richiesta è stata formalizzata da Speranza in seguito al dibattito nato dalla revisione delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, nelle quali si dice che non sono più necessari due tamponi negativi consecutivi per certificare la guarigione.
L’Organizzazione mondiale della sanità aveva pubblicato le prime linee guida il 12 gennaio scorso, a poche settimane dall’inizio dell’epidemia in Cina, quando non c’erano ancora molte informazioni chiare sul coronavirus. L’Oms raccomandava, quindi, alle istituzioni sanitarie che i pazienti risultati infetti tramite tampone fossero definiti “guariti” solo dopo avere stati sottoposti a due altri tamponi consecutivi, eseguiti a un giorno di distanza uno dall’altro (come era avvenuto per le epidemie di Sars e Mers).
A distanza di quattro mesi e mezzo, l’Oms ha rivisto sensibilmente le raccomandazioni, introducendo due criteri distinti per la fine dell’isolamento. A dieci giorni dai primi sintomi, i pazienti possono terminare l’isolamento se per altri tre giorni non hanno più mostrato sintomi della malattia, compresi febbre e difficoltà respiratorie. Mentre per i pazienti asintomatici possono terminare il loro isolamento a dieci giorni dal rilevamento del SARS-CoV-2 tramite tampone.
L’Oms spiega che seguendo questi criteri i pazienti possono concludere il loro isolamento senza la necessità di effettuare un test tramite tampone, che certifichi la fine dell’infezione. Si tratta di indicazioni, di raccomandazioni non vincolanti: nessun obbligo per gli Stati che potranno, comunque, mantenere la regola del doppio tampone. Ed è qui che si apre il dibattito.
Già oggi il Comitato tecnico-scientifico potrebbe avviare la discussione. Non si possono sbagliare mosse, meglio la prudenza. Per questo il ministro Speranza vuole vederci chiaro. Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms e membro del Comitato tecnico-scientifico, mette le mani avanti: «I Paesi con risorse limitate e che, dunque, non possono garantire un secondo tampone, a causa dell’insufficienza di strumenti e personale medico, potranno utilizzare il solo criterio clinico per accertare che una persona non è più infetta o è minimamente infetta. Penso agli Stati africani, all’India, al Brasile che non hanno sistemi sanitari abbastanza capaci» dice al Corriere. Insomma, meglio non cambiare le regole, almeno non in Italia dove il sistema sanitario non è più al collasso e le risorse per assicurare il diritto alla cura non mancano.
Se l’Italia deciderà di mantenere il doppio tampone negativo come unico criterio necessario per interrompere l’isolamento di un paziente «avrà scelto la strada della prudenza. Siamo un Paese che i doppi tamponi può permetterseli e riesce a farli», chiarisce Guerra. L’uso del doppio tampone, dunque, «è la regola d’oro perché esclude ogni rischio». «Basarsi sulla mancanza di sintomi per un certo numero di giorni comporta rischi bassi che, però, non si possono escludere».