Le alte temperature aumentano il fastidio di coprirsi il volto per evitare rischio di contagio. E così per strada si vedono sempre meno persone che indossano le mascherine. Alcune regioni avevano introdotto l’obbligo anche all’aperto, salvo poi revocarlo con ordinanze locali, temporanee, di pari passo con l’evoluzione dell’andamento epidemiologico. Così è successo in Campania e Veneto. Altrove ci si è limitati a raccomandare l’adozione di dispositivi individuali di protezione all’aperto solo qualora risultasse impossibile mantenere la distanza di almeno un metro.
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Il Dpcm che imponeva l’uso delle mascherine è quello del 26 aprile scorso, ancora in vigore. L’ultimo provvedimento è dell’11 giugno: l’allegato 16 contiene l’elenco delle misure igienico-sanitarie di contrasto al coronavirus. All’undicesimo punto si dice «è fortemente raccomandato in tutti i contatti sociali utilizzare protezioni delle vie respiratorie come misura aggiuntiva alle altre misure di protezione individuale». Non viene fatto esplicitamente cenno ai luoghi all’aperto.
Al momento l’obbligo di indossarla all’aperto resiste solo in Lombardia. La Regione più colpita dall’epidemia ha ritenuto importante dare un segnale di rigore affinché l’ammorbidimento delle misure di precauzione non fosse interpretato come un «liberi tutti». La mascherina resterà dunque obbligatoria negli spazi pubblici e all’aperto almeno fino al 14 luglio, in accordo con il parere dei virologi, prorogando i termini della precedente ordinanza regionale con scadenza 30 giugno. L’assessore alla sanità del Lazio appoggia la scelta del governatore Fontana: «Non abbiamo mai pensato all’obbligo, però le aggregazioni della movida ci preoccupano, abbiamo casi di positività in ragazzi di 22-25 anni».
Le mascherine sono una barriera contro i droplets, le goccioline di saliva, che possono essere veicolo della trasmissione del virus. E secondo uno studio pubblicato dalla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas), in Italia sarebbero stati evitati più di 78mila contagi tra il 6 aprile e il 9 maggio. Lo studio è stato coordinato dal premio Nobel per la chimica Mario J. Molina dell’Università della California di San Diego. La ricerca mette a confronto le strategie di contenimento del nuovo coronavirus attuate nel nostro Paese con quelle di New York e Wuhan, da dove è partita l’epidemia, dimostrando che l’obbligo della mascherina nei luoghi pubblici è lo strumento più efficace per fermare la diffusione di Covid-19.