Arrivano nuovi risvolti sulla ricerca e produzione di un vaccino per combattere il coronavirus. Il vaccino ChAdOx1 messo a punto dallo Yenner Institute della Oxford University con la collaborazione dell’azienda italia Irbm «ha indotto una forte risposta immunitaria e anticorpale fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso». È quanto viene fuori dai risultati dei primi studi pubblicati sulla rivista Lancet. Si tratta di risultati preliminari riferiti alla fase 1-2 di sperimentazione che ha coinvolto 1.077 adulti sani. Saranno ora necessari ulteriori test per verificare l’efficacia e la sicurezza della soluzione sperimentale.
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— The Lancet (@TheLancet) July 20, 2020
Il vaccino in questione è quello per il quale il ministro della Salute Roberto Speranza ha sottoscritto un accordo, insieme ai suoi omologhi di Germania, Francia e Olanda per l’approvvigionamento di 400 milioni di dosi da destinare a tutta la popolazione europea. «C’è ancora molto lavoro da fare prima che si possa confermare che il nostro vaccino aiuterà a gestire la pandemia di Covid-19 – ha dichiarato Sarah Gilbert, dell’università di Oxford – ma questi risultati sono promettenti».
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I test condotti finora su 1.077 volontari in salute hanno fatto rilevare non solo la sicurezza del vaccino, ma anche la sua capacità di indurre la produzione di anticorpi e linfociti T da parte del sistema immunitario. Gli anticorpi hanno la capacità di neutralizzare l’azione del coronavirus, impedendogli di legarsi alle cellule, mentre i linfociti T aiutano il sistema immunitario a coordinare la risposta a un’infezione, oltre ad avere il compito di identificare le cellule infette e di distruggerle, impedendogli di continuare a produrre copie del coronavirus.
Stando ai dati pubblicati su Lancet, i livelli di linfociti T hanno raggiunto il loro massimo in media dopo 14 giorni dalla vaccinazione, mentre gli anticorpi sono aumentati a poco meno di un mese dalla somministrazione del vaccino. Non sono disponibili dati oltre questo periodo perché i test sono iniziati poche settimane fa, di conseguenza sarà ancora necessario del tempo prima di comprendere se la risposta immunitaria indotta duri nel lungo periodo offrendo protezione dal Covid-19.
Lo studio segnala inoltre che il 90% dei partecipanti ha sviluppato anticorpi neutralizzanti dopo avere ricevuto una sola dose. Per dieci volontari si è poi scelto di sperimentare la somministrazione di una seconda dose, notando la produzione degli anticorpi in tutti e dieci i casi. Al momento non è chiaro quale sia la dose più adeguata del vaccino, ma il test ha permesso di verificare che in particolari circostanze si possa procedere con una dose di richiamo, per indurre la risposta immunitaria. Dai test è stato inoltre possibile verificare la sicurezza del vaccino, anche se sono stati segnalati alcuni effetti collaterali, nessuno grave. Il 70% circa dei partecipanti ha avuto per qualche giorno febbre e mal di testa in seguito alla somministrazione della prima dose del vaccino. In quasi tutti i casi la somministrazione di paracetamolo ha consentito di tenere sotto controllo entrambi i sintomi, senza particolari problemi.
Nel Regno Unito si sta avviando una nuova fase di test e che coinvolgerà circa 10mila volontari. Sono previste sperimentazioni analoghe per lo stesso vaccino negli Stati Uniti, in Sudafrica e in Brasile. Ad oggi ci sono oltre 160 vaccini contro il coronavirus in fase di sviluppo, e tra questi quello di Oxford è ritenuto il più promettente. È uno sforzo senza precedenti e sta portando a risultati importanti, ma secondo gli esperti un vaccino funzionante non sarà probabilmente pronto prima della fine di quest’anno. Sarà poi necessario produrlo su larga scala prima di potere avviare campagne di vaccinazione sulla popolazione a rischio.