Dopo il via libera del Consiglio Ue al Recovery Fund, la palla torna in mano ai governi nazionali che, dopo la ratifica dell’accordo da parte del Parlamento, per poter accedere ai fondi dovranno presentare al più presto un piano di riforme. «Abbiamo già elaborato dei progetti condivisi con le varie componenti della società – ha dichiarato il premier Giuseppe Conte – Ma costituzione di una task force operativa, al di là di uno staff che ha già lavorato al piano di rilancio, sarà una delle priorità che andremo a definire in questi giorni, perché dovrà partire al più presto».
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L’iniziativa di una nuova task force per gestire le risorse del Recovery Fund, annunciata dal premier Conte, non è stata accolta in modo favorevole dall’opposizione (Forza Italia invita a non scavalcare il parlamento), ma anche dalla maggioranza in primis Italia Viva e M5s. L’Italia ha ottenuto la fetta più grande del pacchetto di aiuti europeo e Conte ha già annusato le polemiche che verranno da chi teme che il premier accentri a Palazzo Chigi la gestione di questa montagna di risorse. Il capo del governo teme il pantano che potrebbe compromettere il successo capitalizzato in Europa. Lui stesso sa che bisogna «correre», ora più che mai, come si sono detti con il capo dello Stato Sergio Mattarella, visto che l’Italia sarà nel mirino come osservata speciale d’Europa. E per questo ha pensato a una struttura interministeriale, con tecnici e burocrati, per mettere nero su bianco nero su bianco delle proposte di riforme da presentare a Bruxelles per poter beneficiare dei 209 miliardi destinati all’Italia.
Il modello della nuova task force, si apprende da fonti governative citate da La Repubblica, non sarà però quello delle numerose task force nate nel periodo caldo dell’emergenza Covid, piuttosto quello di “Strategia Italia”, una struttura costituita nel febbraio del 2019 e finalizzata all’accelerazione degli investimenti pubblici. Ci sarà, dunque, una cabina di regia politica, presieduta da Conte, che comprenderà i principali ministri interessati (Economia, Sviluppo economico, Infrastrutture, Sud, Innovazione, forse anche i rappresentanti di Regioni e Comuni) e si occuperà delle scelte e delle priorità di spesa: deciderà, dunque, come ripartire i 209 miliardi garantiti dal Recovery Fund.
Un altro organismo, invece, sarà chiamato ad attuare e redigere i progetti. Quest’ultimo comitato vedrà al proprio interno non solo “esperti” dei vari settori, esterni all’amministrazione, ma anche alti burocrati e funzionari di Stato. E sarà guidato da un uomo o una donna che il premier sceglierà con il gradimento degli alleati. Quel che è certo è che il presidente del Consiglio, rafforzato nel consenso al risultato del lungo negoziato di Bruxelles, avrà l’ultima parola sugli investimenti.