Le infrastrutture, a partire dall’Alta velocità ferroviaria al Sud, la digitalizzazione del Paese, ma anche la riforma degli ammortizzatori sociali e il taglio delle tasse sul lavoro. Dopo l’esultanza per il successo del negoziato sul Recovery Fund, il governo Conte si trova subito alle prese con le decisioni fondamentali sulla ripartizione e le modalità di utilizzo dei circa 209 miliardi del fondo che saranno garantiti all’Italia.
In realtà, il governo aveva delineato un piano già lo scorso giugno quando, durante gli Stati generali dell’Economia a Villa Pamphilj, la task force per la ripresa economica guidata da Vittorio Colao aveva presentato un programma chiamato “Progettiamo il Rilancio”. Nove punti e 137 progetti in cui venivano appunto definiti una serie di obiettivi per superare la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19 e, allo stesso tempo, uscire dalla stagnazione economica in cui si trova il Paese da molti anni. Questo dovrebbe rappresentare ora la base per il piano di riforme che il governo dovrà presentare a Bruxelles e sarà poi esaminato dalla Commissione europea e dal Consiglio europeo per una valutazione.
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Tra i settori in cui il governo pensa di investire le risorse europee ci sono le infrastrutture, con la realizzazione dell’Alta velocità ferroviaria al Sud. Un altro punto è quello della modernizzazione e della digitalizzazione del Paese, con riguardo alla pubblica amministrazione ma anche possibili investimenti sulla rete in fibra ottica.
Un punto cruciale riguarda gli ammortizzatori sociali che dovrebbero essere estesi ai lavoratori atipici, dai contratti a termine ai collaboratori che oggi sono meno protetti. Il Recovery fund potrebbe portare anche alla creazione di un’agenzia separata per gestire la cassa integrazione, dopo i problemi che ci sono stati con l’Inps e la moltiplicazione dei suoi compiti.
In linea con le richieste di Bruxelles c’è un possibile nuovo taglio delle tasse sul lavoro. Ma c’è anche l’ipotesi di tagliare l’Iva per gli acquisti con carta di credito e bancomat, una decisione fortemente sostenuta a livello politico, che punta anche a contrastare l’evasione fiscale.
Tra le voci c’è anche la sanità, che è anche l’unico capitolo di spesa possibile per il Mes, l’altro canale di aiuti comunitari che però spacca la maggioranza con il Movimento 5 Stelle che non ne vuole sentire parlare e il Pd che invece non molla la presa. La sanità sarà dunque una delle voci del Recovery plan. Ma quanto si investirà in questo capitolo dirà molto sulla partita in corso sul Mes e quindi sui rapporti di forza nella maggioranza.
Un aiuto potrebbe arrivare anche per la scuola e l’università, ma di sicuro non per la riapertura in sicurezza a settembre, scadenza troppo ravvicinata per usare i fondi europei. Potrebbe essere invece potenziata la didattica a distanza. Sia come modalità parallela in un mondo più sempre tecnologico, sia come rete di sicurezza se nei prossimi mesi ci dovesse una seconda ondata del contagio tale da costringere a una nuova chiusura.