Mentre in tutta Europa salgono i contagi da Covid-19, con Francia e Spagna che in 24 ore hanno registrato all’incirca mille nuovi casi ciascuna e in Italia continuano a emergere focolai, finora tenuti sotto controllo, è lecito domandarsi cosa dobbiamo aspettarci da qui alle prossime settimane. Gli scienziati si dividono sul rischio di una seconda ondata, come sta accadendo in Catalogna. E il ministro della Salute Roberto Speranza invita alla prudenza: «Il numero di nuovi casi nel mondo continua a crescere in modo preoccupante. Ieri sono stati registrati 284.196 positivi in più in sole 24 ore. Dobbiamo tutelare il nostro Paese dentro un quadro internazionale che sta peggiorando. Viviamo in un solo pianeta. Questa battaglia si vince con determinazione e solidarietà».
Il timore, condiviso con gran parte dei Paesi europei, è che si passi da focolai più o meno localizzati alla circolazione incontrollata del virus e alla temuta seconda ondata. L’Italia ha deciso di imporre la quarantena a chi arriva da Bulgaria e Romania che stanno registrando un forte aumento dei contagi: la Bulgaria ha superato la soglia dei 10 mila casi di Covid-19, dopo aver registrato 270 nuovi contagi nelle ultime 24 ore, mentre la Romania, che si conferma uno dei più preoccupanti focolai d’Europa, ha registrato nelle ultime 24 ore un aumento giornaliero record di 1.284 casi (per un totale più di 43 mila).
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La Spagna, con quasi mille nuovi casi al giorno, è al momento uno dei Paesi più colpiti dalla nuova impennata del numero delle infezioni tanto da dover ricorrere a nuove chiusure come in Catalogna. Il premier francese Jean Castex ha raccomandato ai concittadini di non andare in Catalogna, mentre la Norvegia ha imposto una quarantena di 10 giorni per chi arriva dalla Spagna. Chi si è spinto ancora più in là è il Belgio che vieta ai suoi cittadini di recarsi a Huesca e a Lleida.
Diversi Paesi, tra cui Francia e Regno Unito, stanno adottando misure per aumentare l’uso delle maschere negli spazi pubblici. La regione francese della Nuova Aquitania (Sud-Ovest) ha istituito centri per i test in una città turistica, per tutti i vacanzieri che lo richiedono, con risultati in 24 ore. La misura è una diretta conseguenza di ciò che le autorità regionali considerano «una preoccupante evoluzione della pandemia», con 13 focolai attualmente attivi rispetto ai soli 3 che si contavano il 10 luglio.
Resta alta la preoccupazione anche nel Regno Unito, dove l’Ufficio nazionale di statistica calcola che nell’ultima settimana il numero di infezioni quotidiane è aumentato da circa 1.700 a 2.800. A Blackburn, Darwen, Luton o Leicester, sono stati rilevati aumenti al di sopra della media e restano in vigore misure di contenimento. Per ora, dopo settimane di confusione nei messaggi del governo, Downing Street ha imposto l’uso di mascherine in negozi, supermercati, banche, uffici postali e ai terminal degli autobus, con multe fino a 100 euro per gli inadempienti.
Timori di una ripresa dell’epidemia anche in Germania, dopo il grido d’allarme lanciato il governatore della Sassonia, secondo il quale «la seconda ondata è iniziata già da tempo». Le cifre indicano ultimamente un costante aumento: il Robert Koch Institut ha parlato di oltre 820 nuove infezioni al giorno, una media nettamente più alta di qualche settimana fa, quando la crescita di nuovi contagi si aggirava intorno ai 500 al giorno. L’aumento è stato registrato in varie regioni del Paese, sebbene circa il 60% delle nuove infezioni sia stato accertato nel Nord Reno-Vestfalia e nel Baden-Wuerttenberg. In diversi aeroporti tedeschi chi ritorna dalle vacanze può sottoporsi gratuitamente ai tamponi, come a Monaco, Duesseldorf, Colonia/Bonn e Dortmund. Berlino potrebbe seguire già la prossima settimana. Il ministro alla Sanità, Jens Spahn, sta valutando la possibilità di rendere i tamponi agli aeroporti obbligatori per chi rientra da zone considerate a rischio.