Per molti italiani le vacanze estive sono già iniziate e per altri lo saranno a breve, ma il coronavirus fa ancora paura nonostante il numero di contagi inferiori rispetto ai mesi scorsi. Gli italiani, quest’anno, per la maggior parte hanno deciso di rimanere in Italia, ma la domanda resta sempre la stessa: «Cosa faccio se mi ammalo di Covid-19 in vacanza, lontano da casa?». In mancanza di specifiche linee guida nazionali, le risposte si possono ricavare spulciando tra ordinanze regionali e decreti legge.
Tra le cose importanti da fare per chi andrà in vacanza in Italia, oltre a seguire le regole di distanziamento fisico e igiene che abbiamo imparato a conoscere, c’è un attento monitoraggio delle proprie condizioni di salute. Alla comparsa di sintomi compatibili con Covid-19, infatti, è fondamentale avvisare il prima possibile le autorità sanitarie, in modo da accertare se si è infetti o no con l’apposito test.
In caso di dubbi, se ci si trova in vacanza e si hanno sintomi associabili al coronavirus quali febbre sopra i 37,5 °C e brividi, tosse, difficoltà respiratorie, perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia), raffreddore o naso che cola, mal di gola e diarrea è consigliato chiamare il proprio medico di famiglia oppure il numero verde nazionale 1500 che potrà chiarire le idee su come comportarsi.
Se invece i sintomi sono chiaramente riconducibili a Covid-19, oppure si è certi di essere stati a stretto contatto con persone poi risultate positive, occorre mettersi in contatto con le autorità sanitarie della regione dove si è deciso di trascorrere le vacanze e in particolare con l’Asl competente per eseguire il tampone. Ogni regione ha un proprio numero verde disponibile sul sito del ministero della Salute. In caso di sintomi gravi, ovviamente, bisogna invece chiamare il 112, il numero del pronto intervento per le emergenze.
Saranno le autorità sanitarie locali, e quindi l’Asl di competenza, a decidere cosa fare, valutando caso per caso. Per prima cosa, a seconda della gravità del quadro clinico decideranno se sia necessario il ricovero in ospedale o meno. Ma se i sintomi non sono gravi sarà imposto l’isolamento domiciliare almeno per 15 giorni o comunque fino alla scomparsa del virus. La quarantena può essere fatta anche nella struttura ricettiva oppure in strutture adibite a contenere le persone positive, sempre se comune o regione abbiano predisposto spazi sanitari appositi.
In ogni caso è assolutamente vietato mettersi in viaggio per tornare nel luogo di residenza/domicilio, sia con i mezzi pubblici che a bordo della propria auto, questo per evitare di allargare il numero dei contagi. «È fatto divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora alle persone sottoposte alla misura della quarantena per provvedimento dell’autorità sanitaria in quanto risultate positive al virus Covid-19, fino all’accertamento della guarigione o al ricovero in una struttura sanitaria o altra struttura allo scopo destinata», si legge nel decreto legge entrato in vigore il 18 maggio.