«Ci sarà una ripresa della didattica in presenza, con un’occupazione delle aule al 50%. Questo ci obbligherà a creare dei turni e a un allungamento del periodo didattico al sabato», ha spiegato il il ministro per l’università Gaetano Manfredi. Se la Fase 1 e la Fase 2 dell’epidemia da coronavirus sono state all’insegna della didattica a distanza e perfino gli esami e le cerimonie di laurea online, la Fase 3 vedrà un ritorno a un sistema misto. «L’esperienza della didattica a distanza, considerata l’emergenza, va giudicata positiva – sottolinea il ministro – ma certo stare in aula e interagire è cosa molto diversa. Questo è il motivo per cui ho sollecitato gli atenei a tornare alle lezioni in presenza».
Mentre si pensa a come ripartire, gli atenei italiani fanno i conti con la crisi economica innescata dall’emergenza coronavirus che rischia di far crollare gli iscritti, con un calo stimato di 10mila matricole per l’anno 2020/21, di cui due terzi al Sud secondo i calcoli dello Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Per fronteggiare il calo degli iscritti il ministero è pronto è investire più di 300 milioni. In precedenza, Manfredi aveva anche ipotizzato che una quota del Recovery fund europeo – pari a circa una decina di miliardi di euro – potesse essere utilizzata per questo fine. Investire per abbassare le tasse «con la conseguenza – continua il ministro – che la metà degli iscritti non paghi o abbia forti sconti rispetto all’anno precedente. E poi borse di studio e sostegno per colmare il digital divide».
«L’Università e la ricerca – sottolinea il ministro- sono lo strumento chiave per il cambiamento di un Paese e su questo dobbiamo fare un investimento mirato di medio e lungo termine che abbia una ricaduta forte sulla società e sulla economia. Ma su questo sono fiducioso, ci sono progetti importanti». Il ministro dell’università Manfredi annunciando un bando per 400 milioni di euro per avere un’edilizia più moderna e digitale sottolinea che l’Italia «deve investire sul diritto allo studio, sulle infrastrutture e sulla Ricerca perché c’è una grande transizione tecnologica: penso al digitale e alla transizione green, penso alle nostre imprese che debbono cambiare. Dobbiamo avere una università più internazionale e moderna».