La Spagna ha disposto il divieto di fumo all’aperto se non può essere rispettata la distanza di 2 metri. La misura, già introdotta in Galizia e nelle Baleari viene ora estesa a tutto il paese. Il ministro della salute Salvador Illa ha annunciato 11 nuove misure per cercare di ridurre la diffusione del coronavirus come il divieto di fumare per strada e la chiusura dei locali notturni. Il motivo è che chi fumalo fa necessariamente senza mascherina, e soffiando fuori il fumo potrebbe diffondere nell’aria i cosiddetti droplet, le goccioline di saliva attraverso cui si diffonde il virus. Inoltre chi fuma tende a toccarsi spesso il viso e la mascherina.
La Spagna è il paese dell’Europa occidentale con il maggior numero di nuovi contagi da coronavirus quotidiani. In generale, dall’inizio della pandemia, la Spagna ha registrato quasi 330 mila contagi e oltre 28 mila decessi.A giugno c’erano circa duemila nuovi casi alla settimana: ultimamente sono stati più di 20mila. Ieri erano stati registrati quasi 3mila nuovi casi in 24 ore.
Già in luglio la Commissione di salute pubblica del Sistema sanitario nazionale aveva avvertito che il fumo poteva essere un veicolo di trasmissione della Sars-CoV-2 almeno per due ragioni: il continuo metti e togli della mascherina e l’emissione massiccia di goccioline che accompagna l’esalazione del fumo. Il problema è più che altro il comportamento di chi fuma in compagnia: in quel momento ci si toglie la mascherina e la distanza di sicurezza viene a mancare. Da qui l’ordinanza di allontanasi di almeno due metri per accendersi la sigaretta. Forse sarà un modo per fumare meno ma, secondo il parere di molti esperti, non sarebbe una misura così fondamentale per limitare il rischio di contagio. Anche perché si fuma all’aperto dove è noto, la possibilità di trasmissione del coronavirus è meno probabile in assenza di assembramenti.
Le linee guida della Commissione di salute pubblica segnalavano anche che per i fumatori i sintomi della Covid-19 possono essere più gravi: vale in generale per tutte le malattie che colpiscono l’apparato respiratorio. Non è stato provato però che i fumatori contraggano la malattia più facilmente. «Non esiste alcuna evidenza scientifica che il fumo trasporti il coronavirus. In letteratura non ci sono pubblicazioni a riguardo e mi sembra un problema marginale rispetto ad altre modalità di contagio decisamente più rischiose» sintetizza Sergio Harari pneumologo all’Ospedale San Giuseppe MultiMedica di Milano e professore di Clinica Medica all’Università di Milano.