Non si placano le proteste in Bielorussia contro la sesta rielezione del presidente Aleksandr Lukashenko, a una settimana dalle contestate elezioni che lo hanno visto trionfare con l’80% dei consensi. Soprannominato “l’ultimo dittatore d’Europa”, Lukashenko ha chiaramente detto che le elezioni in Bielorussia non si ripeteranno. Nessuna marcia indietro quindi, nemmeno di fronte alla folla oceanica di manifestanti che a Minsk ha dato vita alla “marcia per la libertà“.
This is what the protests in Belarus — perhaps the largest demonstration in the country’s history — looked like on Sunday as tens of thousands turned out to oppose President Alexander G. Lukashenko.
Read the latest. https://t.co/mYZtASGrPK pic.twitter.com/dZAwL5vAo1
— The New York Times (@nytimes) August 16, 2020
Secondo una stima citata dal New York Times in piazza c’erano circa 200mila persone: un numero enorme per un paese che ha poco meno di dieci milioni di abitanti. È stata, secondo i media locali, la manifestazione più partecipata nella storia della Bielorussia. Intanto dalla Lituania, dove ha trovato rifugio, la candidata anti-Lukashenko Svetlana Tikhanovskaya si è detta pronta a guidare la Bielorussia. «Sono pronta ad assumermi la responsabilità e ad agire come leader nazionale durante questo periodo, di modo che il Paese si calmi e ritrovi un equilibrio, che si rilascino tutti i prigionieri politici e si preparino rapidamente le condizioni per l’organizzazione di una nuova elezione presidenziale», ha dichiarato in un video, dove ha anche sottolineato di non aver mai voluto diventare «una politica ma che il destino ha voluto» che si trovasse «in prima linea contro l’arbitrarietà e l’ingiustizia».
A #Minsk stanno passando rapidamente alle barricate in strada senza aspettare un confronto sul riconteggio dei voti, confronto sul quale evidentemente nessuno nell’opposizione ripone particolari speranze 1/n #Bielorussia pic.twitter.com/9QghmL1ir6
— Luigi De Biase (@LuigiDeBiase) August 10, 2020
Nei giorni precedenti alle elezioni presidenziali in pochi si aspettavano che il voto sarebbe stato regolare: le proteste sono cominciate già domenica quando sono stati diffusi i primi exit poll, che davano Lukashenko come sicuro vincitore (la Bielorussia non ha permesso l’ingresso di osservatori internazionali e diversi paesi europei si sono rifiutati di accettare come veritiero il risultato delle elezioni). La polizia aveva reagito con estrema durezza, usando da subito grande violenza contro i manifestanti e arrestandone quasi 7mila in pochi giorni. Da giorni emergono segnali che fanno pensare che l’apparato militare e amministrativo non sostenga più Lukashenko in maniera compatta. La manifestazione non è stata interrotta dalle forze di sicurezza – forse anche perché vastissima – e nei giorni scorsi era diventata virale la protesta di alcuni ex soldati che hanno pubblicato video in cui buttavano via le loro vecchie divise, esprimendo vergogna per il comportamento dell’esercito e delle forze di sicurezza.
Intanto alle manifestazioni di piazza si uniscono anche gli scioperi. Secondo il portale Tut.by i lavoratori bielorussi delle grandi industrie hanno deciso di scioperare avanzando una serie di richieste, tra le quali lo stop alle violenze da parte delle forze di sicurezza e la consegna alla giustizia dei responsabili, le dimissioni di Alexander Lukashenko, il riconoscimento delle elezioni come illegittime e l’indizione di nuove consultazioni, oltre che il rilascio dei prigionieri politici. Secondo quanto riporta Interfax anche alcuni dipendenti della Belteleradiocompany, che riunisce le televisioni e le radio di Stato, sono in sciopero: è stato mandato in onda per diversi secondi un divano vuoto.
La Russia di Vladimir Putin, suo alleata, ha garantito sostegno militare nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. Putin ha tutto l’interesse a sedare un movimento di protesta che chiede maggiore democrazia all’interno di un paese che di fatto è rimasto un proprio satellite, ma molto dipenderà anche da quanto decideranno di spendersi i leader occidentali ed europei. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha convocato per mercoledì un vertice Ue straordinario per discutere della crisi in Bielorussia. «I bielorussi hanno il diritto di decidere del loro futuro ed eleggere liberamente il loro leader – ha twittato Michel -. Le violenze contro i manifestanti sono inaccettabili e non possono essere autorizzate».
I will call a meeting of the members of the European Council this Wednesday 12h00 to discuss the situation in #Belarus
The people of Belarus have the right to decide on their future and freely elect their leader
Violence against protesters is unacceptable and cannot be allowed
— Charles Michel (@eucopresident) August 17, 2020