Un terzo dei docenti si rifiuta di fare i test sierologici. Comincia in salita lo screening per 2 milioni di lavoratori della scuola, che dal 24 agosto al 7 settembre possono sottoporsi volontariamente al test sierologico per il Covid, messo a disposizione gratis dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri. Mentre in alcune regioni cominciano ad arrivare i primi dati sui risultati: 16 docenti positivi in Veneto, 12 in Lombardia, 20 in Umbria, 4 in Trentino.
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Ma è anche vero che la confusione deriva dal fatto che in alcune regioni la somministrazione del test è stata affidata ai medici di famiglia e in altre invece alle Asl. E poi ci sono stati i ritardi dei kit: anche se l’ufficio di Arcuri li ha consegnati alle Regioni il 10 agosto, non sono arrivati in tutti gli studi medici o alle Asl per tempo. Cittadinanzattiva conferma «problemi nella campagna per effettuare i test sierologici a docenti e personale Ata». Dal Ministero della Salute rassicurano: «Migliaia i test già effettuati, la macchina sta andando a regime». Ma i «tempi sono strettissimi», rileva l’Anief, che chiede «informazioni chiare» e una «cabina di regia».
«Avrei reso obbligatori i test sierologici ai docenti questo in virtù della certezza propria e di chi sta attorno per un senso di responsabilità. È una procedura invasiva che deve avere un percorso normativo, ma siete voi i rappresentanti del parlamento», ha detto il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo in Commissione Istruzione alla Camera. «Nel corso dell’anno scolastico abbiamo immaginato ci siano dei cluster, dei campioni sia per docenti che per gli studenti. È una raccomandazione che il comitato ha già immaginato di poter dare e sostenere».