Servono 250 mila supplenti per far ripartire la scuola o sarà il caos. L’allarme arriva dai sindacati, ma anche dagli uffici scolastici regionali, che nei giorni scorsi hanno inviato al Ministero dell’Istruzione le loro richieste in termini di risorse per poi gestire l’organico che servirà a riaprire i cancelli. L’allarme è già suonato in alcune regioni come il Veneto, la Liguria e la Campania. I presidi potrebbero trovarsi senza collaboratori scolastici e gli alunni senza prof. Non solo è rimasta vuota una parte delle cattedre per le quali era prevista l’assunzione di 85 mila insegnanti.
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Ma il Covid-19 porta con sé anche un’altra emergenza: quella dei «lavoratori fragili» che nella scuola italiana potrebbero essere parecchi. Per legge infatti rientra nella definizione chi è affetto da più patologie contemporaneamente, gli immunodepressi, i pazienti oncologici. Si possono aggiungere anche coloro che hanno più di 55 anni che nel 2019 su 730 mila insegnanti di ruolo erano oltre 300 mila. Non tutti ovviamente i docenti over 55, ma coloro per i quali il medico Inail deciderà che è necessaria «la sorveglianza sanitaria eccezionale» prevista dalle regole generali di tutela dei lavoratori e da quelle emanate nei mesi scorsi per tutti coloro per i quali il contagio da Covid potrebbe avere conseguenze anche molto gravi, se non fatali.
Ma per adesso i dirigenti hanno le mani legate perché mancano delle linee guida che definiscano cosa fare con questi lavoratori una volta che il medico ne ha certificato la condizione di salute: vanno messi in malattia e lasciati a casa, dichiarati parzialmente o totalmente inidonei e spostati ad altro servizio o può bastare l’adozione di maggiori precauzioni come per esempio l’uso di mascherine FFP2 con eventuale visiera al posto di quella chirurgica? Nel protocollo sulla sicurezza firmato dai sindacati si rinviava a un approfondimento che non è stato ancora fatto. Per il momento il Miur si è limitato a diramare un comunicato in cui spiega che «sono in corso specifici approfondimenti» ma nel frattempo invita «ad evitare allarmismi».
Lavoratori fragili o no, il 2020 sarà un anno record per le supplenze che potrebbero raggiungere la cifra record di 250 mila. A luglio la ministra Lucia Azzolina aveva annunciato di essere riuscita a strappare al Mef 85 mila assunzioni. Non dei prof in più, ma sostituzioni di colleghi andati in pensione. Due giorni fa si sono concluse le operazioni per l’assegnazione delle cattedre e, secondo i sindacati, appena il 30 per cento sarebbe andato a buon fine. Il ministero non dà i dati finché non sarà finita anche la seconda fase di assegnazioni, quella dei precari che decidono di trasferirsi in regioni dove ci sono dei buchi, cioè principalmente al Nord, pur di avere il contratto a tempo indeterminato. Finora, però, come segnalato dal presidente dell’Associazione dei presidi Antonello Giannelli, l’emergenza Covid si è mossa in senso contrario: decine di dirigenti neo assunti in Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino o Emilia Romagna, temendo di ripiombare nell’incubo di nuovi lockdown, hanno deciso di tornare al Sud come docenti.