Alla fine il Partito democratico ha deciso di supportare gli alleati penstellati nel referendum sul taglio dei parlamentari. Dopo settimane di discussioni interne e tentennamenti, la direzione nazionale ha approvato la proposta del segretario Nicola Zingaretti in favore della riduzione degli eletti. I “sì” sono stati 188, i contrari 18, gli astenuti 8, mentre in 11 non hanno partecipato al voto.
Quindi, a 13 giorni dall’election day, anche i dem hanno deciso di fare campagna per la riforma che di fatto è già da un anno nel patto di governo sottoscritto col M5s. E, soprattutto, in favore della quale i dem hanno già votato a ottobre scorso a Montecitorio. «Il Pd – ha detto Zingaretti nel suo intervento – sostiene il governo finché questo farà le cose che servono al Paese. Ma se la situazione della Repubblica dovesse peggiorare, l’impegno del Pd sarebbe inutile. Ma io non credo che siamo in questa situazione, credo anzi che le sfide che abbiamo davanti aprano nuove possibilità».
LEGGI ANCHE: Referendum sul taglio dei parlamentari: come si schierano i partiti
E sulla via del cambiamento c’è proprio il referendum. Il leader dem propone il “sì” alla conferma del taglio dei parlamentari. Nega che una vittoria del “no” farebbe cadere l’esecutivo. Nega che la vittoria del “sì” renda il vento del populismo inarrestabile. «Ma dobbiamo respingere le motivazioni banali che il taglio del numero dei parlamentari farebbe risparmiare soldi allo stato», dice Zingaretti marcando le differenze sulle ragioni del voto rispetto al Movimento 5 stelle.
«I risparmi sarebbero minimi e non costituiscono il motivo principale del sì. Il motivo principale sta nel fatto che a questo atto possono seguire altre riforme», dice il segretario dem. E infatti, spiega ancora, il Pd, dopo il taglio dei parlamentari, avanzerà immediatamente la proposta del bicameralismo perfetto: Zingaretti spiega di aver raccolto la mozione avanzata da Luciano Violante per raccogliere le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per il bicameralismo differenziato.
In ogni caso la posizione del Pd sul referendum rafforza i vincoli dell’alleanza con M5s, nella speranza che ora siano i pentastellati a compiere passi verso le direzioni auspicate dagli alleati Pd. Ad esempio a partire dalle modifiche ai decreti Salvini, l’utilizzo delle risorse del Mes e il cammino delle riforme che, stando al patto di governo, dovranno essere accompagnate al via libera al taglio dei parlamentari.