Il presidente del governo di accordo nazionale libico, Fayez al Serraj, ha annunciato la sua «intenzione di cedere l’autorità del suo governo entro fine ottobre a un nuovo esecutivo» che porti avanti la transizione politica iniziata fine della dittatura di Muammar Ghaddafi nel 2011. Sarraj esprime la speranza che per la fine del mese prossimo sia ripreso e concretizzato il “dialogo politico” per la nascita di un governo unitario tra Tripolitania, Cirenaica e le zone desertiche del Fezzan.
Del resto, le dimissioni di Sarraj erano nell’aria da mesi. Da molto tempo l’ingegnere cinquantanovenne prestato alla politica esprimeva l’intenzione di lasciare ma non prima che il nuovo esecutivo fosse in grado di eleggere il nuovo premier destinato a sostituirlo. E questo rende i tempi del suo abbandono del potere alquanto incerti.
«Dichiaro il mio desiderio sincero di cedere le mie responsabilità al prossimo esecutivo non più tardi della fine di ottobre», ha detto il premier in un discorso in tv. La data è stata scelta perché entro ottobre l’Onu dovrebbe organizzare gli incontri del “dialogo libico”, il format scelto per portare il paese ad avere un nuovo governo che organizzi poi elezioni politiche e presidenziali. Le Nazioni Unite vorrebbero rappresentare le diverse aree del paese (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan), per formare un nuovo Consiglio presidenziale composto probabilmente da 3 membri (attualmente sono 7), creare un nuovo governo e andare poi ad elezioni.
Il processo che porterà alla scelta di un nuovo Consiglio presidenziale sarà però ancora molto complicato e prevedibilmente più lungo di quello che spera Serraj. La Libia resta un Paese tutt’altro che pacificato. Il dialogo tra Tripolitania e Cirenaica è minacciato soprattutto da Khalifa Haftar, il comandante dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico che da Bengasi continua a sperare di conquistare l’intero Paese. Il peso degli interventi armati stranieri – prima di tutto quelli turco, egiziano, emiratino e russo – continuano a rappresentare gravi fattori di destabilizzazione.
Fayez al Sarraj, figlio di uno dei fondatori della monarchia libica, dopo l’indipendenza dall’Italia, era stato eletto nel 2015 ai colloqui di Skhirat nel Marocco per tentare di unificare il Paese con il sostegno delle Nazioni Unite. L’Italia inizialmente l’aveva sostenuto in toto. Ma negli ultimi anni molto di meno. Oggi Sarraj getta la spugna lasciando il lavoro a metà. E così le sorti del Paese restano del tutto incerte.