Cancellazione delle multe milionarie per le ong, stop alla confisca delle navi, ritorno al meccanismo della protezione umanitaria con un allargamento delle maglie della protezione speciale, tempi più brevi per ottenere la cittadinanza italiana, ripristino della possibilità di svolgere lavori di utilità sociale. Il nuovo decreto immigrazione e sicurezza manda in archivio i decreti sicurezza di Matteo Salvini.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il testo proposto dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese dopo una complessa mediazione tra le due anime del governo, quella di Pd e Leu che spingeva per il superamento dei provvedimenti di Salvini e il M5S che voleva limitarsi a recepire le osservazioni del presidente della Repubblica. «I decreti propaganda/Salvini non ci sono più – ha twittato il segretario del Pd Nicola Zingaretti quando ancora non era trapelata l’ufficialità del via libera al decreto -. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista».
Approvato ora in Consiglio dei Ministri il decreto immigrazione. I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) October 5, 2020
Le ultime modifiche al nuovo decreto prevedono, tra le altre cose, la fine delle multe e lo stop alla confisca della nave per le Ong. Le multe potranno essere comminate solo dopo all’esito di un processo, e non a discrezione del prefetto, passeranno da un massimo di un milione di euro ad un massimo di 50 mila euro. C’è anche lo stop alla confisca della nave (a condizione che gli equipaggi informino le autorità italiane a ogni intervento di salvataggio), il ritorno della protezione speciale per chi, tornando nel proprio Paese, rischierebbe «trattamenti inumani o degradanti», la convertibilità in permesso di soggiorno per motivi di lavoro di alcune tipologie di permessi (quali ad esempio «per protezione speciale, per calamità, per residenza elettiva»). E tempi più brevi per ottenere la cittadinanza italiana.
Via, poi, le norme speciali introdotte con il decreto Salvini che assegnavano al ministro dell’Interno specifiche competenze, prima disciplinate dal codice di navigazione. Ritorna, quindi, al ministero delle Infrastrutture la titolarità di determinare il divieto o la limitazione del transito di navi, fermo restando che il Mit dovrà concertare le proprie decisioni con il Viminale e con il ministero della Difesa, informato il presidente del Consiglio. Insomma «né porti chiusi né aperti», è la sintesi del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, «ma solo una disciplina più coerente con la Costituzione, la sicurezza e il diritto di protezione dei migranti».
Sono molte le novità che cancellano o modificano i due decreti sulla sicurezza, per la parte relativa all’accoglienza dei migranti. Si prescrive ad esempio il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini, per l’interessato, il rischio di tortura, il rischio di essere sottoposto a trattamenti inumani. Si introduce poi una nuova fattispecie di divieto di espulsione che consegue al rischio di violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. Nelle suddette ipotesi, è previsto il rilascio di permesso di soggiorno per protezione speciale, le cui procedure vengono accelerate. Si interviene anche in materia di iscrizione anagrafica, prevedendo il diritto all’iscrizione e anche i casi in cui deve essere rilasciata una carta d’identità. Si prevede la convertibilità dei permessi di soggiorno in motivi di lavoro, mentre gli stranieri potranno essere trattenuti nei Centri di permanenza non più 180 giorni ma 90.
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Il decreto prevede anche un daspo per la movida violenta, dopo l’omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro, e una norma per contrastare la vendita di droga tramite i siti web. Tra le misure introdotte, viene aumentata la pena per chi ha partecipato a una rissa, con multe da 309 a 2000 euro e la reclusione – se qualcuno dovesse rimanere ferito o ucciso nella rissa – da un minimo di sei mesi a un massimo di sei anni (ora la pena è da tre mesi a cinque anni). Per i soggetti protagonisti di disordini o di atti di violenza il questore può disporre il daspo da specifici locali o esercizi pubblici: se il divieto venisse violato si va incontro alla reclusione fino a due anni e a una multa fino a 20.000 euro.