L’aumento dei contagi di coronavirus in Italia ha fatto salire anche la richiesta di tamponi. Ore in coda ai drive-in, giorni per avere il risultato, centralini telefonici in tilt, informazioni non sempre chiare, modalità e regole che cambiano con frequenza. E così il sistema in molte regioni mostra segnali di sofferenza.
Il problema è emerso ad esempio nel Lazio, regione che per prima ha puntato sul sistema dei drive-in. Ora che la richiesta è salita, si registra un aumento di auto, tante ore di coda e tempi di attesa per avere il risultato che arrivano a 5 o 6 giorni, troppi per garantire un efficace contenimento. A Roma sono state registrate anche 12 ore di coda per sottoporsi al tampone nella struttura drive-in alla Casa della Salute di Labaro, quartiere nord della capitale. Le auto erano in attesa dalle 2 del mattino. Per sgravare il sistema dall’enorme mole di tamponi da processare, da pochi giorni la Regione ha aperto anche ai laboratori privati, per ora solo per i test rapidi, i tamponi in grado di dare il responso in meno di mezzora, usati da mesi negli aeroporti e anche nelle scuole, ma ritenuti ancora meno affidabili di quelli molecolari (in caso di positività serve la conferma con il tampone ‘standard’).
Problemi anche in Campania. Da giorni davanti struttura dell’Asl Napoli 1, le persone in fila dall’alba nonostante il laboratorio apra alle 9. In molti casi si tratta di persone che, non avendo avvertito come dovuto il medico di base, non sono inserite nella piattaforma informatica regionale e si presentano direttamente al distretto per sottoporsi al test. Tempi di attesa lunghi anche per i risultati. Sia aspetta fino a 10 giorni. Il governatore De Luca sta pensando di autorizzare le strutture private a effettuare tamponi ai cittadini, con obbligo di comunicare gli esiti, positivi e negativi, alla piattaforma sanitaria regionale. Mentre ai direttori generali viene chiesto di comunicare l’esito dei test in 24/48 ore massimo, con particolare attenzione ai casi sospetti nelle scuole.
Criticità anche in Toscana, dove il sistema dei drive in risulta in sofferenza soprattutto per l’afflusso massiccio, come ovunque, degli studenti, a causa delle richieste dei pediatri che non si fidano a rimandare a scuola un bambino senza la conferma del test.
Va meglio in Veneto, la regione che per prima ha puntato sui tamponi come arma per il contrasto alla pandemia. Poche per ora le segnalazioni di criticità, ma si teme una prossima sofferenza del sistema, tanto che lo stesso Zaia da settimane sta puntando tutto sui test rapidi per una operazione di screening a tappeto della popolazione.
In leggero affanno l’Emilia Romagna, dove si registrano attese dai 2 ai 4 giorni per l’esito del tampone, ma che dal 19 ottobre consentirà ai cittadini di effettuare il test sierologico gratis in farmacia. Mentre dal 26 ottobre arriveranno i tamponi rapidi nelle scuole e sui posti di lavoro.