Via libera del Consiglio Ue alla raccomandazione «per un approccio coordinato alla limitazione della libertà di circolazione in risposta alla pandemia» da Covid-19, che introduce un semaforo a quattro colori (verde, arancione, rosso e grigio), per definire in modo comune le aree a rischio. In piena seconda ondata da Covid-19, l’Europa lancia il “piano viaggi” per evitare, come successo in primavera, la chiusura improvvisa e non coordinata delle frontiere interne. L’Unione si dota così di un codice comune per classificare con colori uguali in tutti i Paesi l’espansione del cororanavirus nelle varie regioni del Continente, prendendo anche un impegno: non chiudere più i confini ma imporre tamponi obbligatori all’ingresso da chi arriva da zone rosse.
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L’idea è di uniformare i colori che i governi usano per classificare la situazione nelle diverse regioni dei loro Paesi per non generare confusione nei cittadini dei differenti Paesi e tra gli operatori economici. Grazie agli standard comuni sarà più facile per i governi decidere eventuali restrizioni ai viaggi da altre nazioni dell’Unione e soprattutto la mappa dei contagi e delle limitazioni sarà più comprensibile per i cittadini. I diversi colori – verde, arancione, rosso e grigio – si applicheranno in base ad una serie di parametri che dipendono dalla “percentuale di notifica”, ovvero l’incidenza cumulativa dei casi di Covid-19 su 100. 000 abitanti a livello regionale nei 14 giorni precedenti, oltre alla percentuale di test positivi ed il numero di esami su 100.000 abitanti dell’ultima settimana.
Sarà verde se la percentuale di notifica è inferiore a 25 e quella di test positivi è inferiore al 4%. Scatterà l’arancione se la percentuale di notifica è inferiore a 50 ma quella dei test positivi è pari o superiore al 4%, o se la percentuale di notifica va da 25 a 150 ma la percentuale dei positivi è inferiore al 4%. Diventerà rossa se la percentuale di notifica è pari o superiore a 50 e quella dei test positivi è del 4% o superiore, oppure se la percentuale di notifica è più di 150 per 100mila abitanti. Infine, il grigio ricorrerà se non ci sono abbastanza dati per valutare, o se la percentuale dei test è di 300 o meno per 100mila abitanti.
In linea di principio gli Stati membri non possono rifiutare l’ingresso di persone che viaggiano dai Paesi partner, ma se lo ritengono necessario introdurre restrizioni chiedendo quanti arrivano da un’area a rischio di sottoporsi a quarantena o a tamponi. Gli Stati che intendono applicare restrizioni dovrebbero anzitutto informarne lo Stato membro interessato, prima dell’entrata in vigore, nonché gli altri Stati membri e la Commissione. Se possibile, la comunicazione dovrebbe essere effettuata con 48 ore di anticipo. Inoltre dovrebbero fornire al pubblico informazioni chiare, complete e tempestive su eventuali restrizioni e requisiti. Come regola generale, tali informazioni dovrebbero essere pubblicate 24 ore prima dell’entrata in vigore delle misure. La decisione di introdurre o meno restrizioni alla libera circolazione per tutelare la salute pubblica rimane di competenza degli Stati membri, ma «è fondamentale coordinarsi». La raccomandazione del Consiglio non è uno strumento giuridicamente vincolante per cui le autorità degli Stati membri «rimangono responsabili dell’attuazione del contenuto della raccomandazione».