«I numeri e le analisi dell’Istituto Superiore di Sanità ci confermano che i contagi non avvengono dentro le scuole. L’attenzione deve essere invece orientata fuori, alle attività extrascolastiche, come ribadiamo da tempo»: la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, difende la necessità di tenere le scuole aperte, dopo l’ipotesi avanzata dalle regioni di ripristinare la didattica a distanza per le ultime classi delle superiori ha lo scopo di alleggerire la pressione sui trasporti pubblici locali.
Molte scuole superiori già la fanno in forma complementare alle lezioni in presenza, ma adesso che i contagi non accennano a scendere, la situazione potrebbe cambiare radicalmente. E almeno per gli studenti più grandi, già osservati speciali per via della loro naturale tendenza all’aggregazione sociale, potrebbe scattare un nuovo lockdown. Ripristinando, solo per loro, la didattica digitale in forma esclusiva come già accaduto fra marzo e giugno dell’anno scorso.
È questa la misura estrema paventata da alcune regioni, Veneto in testa, qualora il governo volesse dare seguito all’ipotesi di ridurre nuovamente la capienza dei mezzi pubblici al 50%. A differenza dei fratelli più piccoli, che in genere si muovono a piedi o in macchina accompagnati dai genitori, i ragazzi delle superiori sono quelli che gravitano maggiormente su bus, metro e treni. Per il momento il governo ha soltanto preso atto dell’allarme delle regioni rinviando la valutazione. A migliorare in parte la situazione potrebbe contribuire già il nuovo incentivo allo smart working contenuto nel Dpcm.
La ministra Azzolina ha ribadito che i contagi fra gli studenti originano molto più spesso da contesti esterni alla scuola che dalle scuole stesse, che anzi garantiscono il massimo della sicurezza a alunni e insegnanti, respingendo l’ipotesi della didattica a distanza. «I ragazzi sono felici di essere tornati a scuola. E ci devono rimanere. Anche per quelli più grandi la didattica in presenza è fondamentale perché garantisce formazione ma anche socialità, che altrimenti i giovani andrebbero a cercare altrove».
L’ ipotesi avanzata dalle regioni, di utilizzare solo didattica a distanza alle superiori e allentare così il rischio di contagio sui mezzi pubblici, viene respinta anche dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia: «Sappiamo che la didattica a distanza è sempre utilizzabile, viene utilizzata anche per rafforzare l’attività opzionale pomeridiana, però in questo momento non sul tavolo», ha precisato Boccia a Sky TG24. «Tutti gli sforzi che stiamo facendo – ha aggiunto – sono per difendere il lavoro e la scuola. Le Regioni non potranno muoversi in autonomia, le modalità con cui funzionano le scuole sono decise dallo stato centrale. Abbiamo modificato norme che prevedevano l’organizzazione di alcuni servizi pubblici e lo abbiamo fatto insieme, dove c’era legislatura concorrente abbiamo lavorato insieme, l’organizzazione delle scuole inevitabilmente passa attraverso una valutazione dello Stato, poi Comuni e Province ci hanno aiutato tantissimo nell’attuare norme che abbiamo approvato e messo nella disponibilità delle scuole tante risorse che servono a potenziare le strutture logistiche. Ma la scelta della didattica a distanza o meno è una scelta del governo centrale e del ministro Azzolina».