Sui social impazza la polemica: il lockdown a Natale per raffreddare i contagi è un rischio che assomiglia sempre più a un destino. Con il numero dei nuovi positivi che continua a salire, ora anche gli esperti cominciano a ritenerlo non solo possibile ma persino probabile. L’esempio della Gran Bretagna, che ha scelto di adottarlo in contemporanea con le vacanze scolastiche, fa proseliti e apre il dibattito.
A parlarne per primo è stato il virologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti. «Credo che un lockdown a Natale sia nell’ordine delle cose», ha detto a RaiNews24. «Si potrebbe resettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus e aumentare il contact tracing. Così come siamo il sistema è saturo. Via via che i casi sono aumentati, la capacità di contact tracing e fare tamponi diminuisce e si entra in un circolo vizioso che fa aumentare la trasmissione del virus. Più che misure sui comportamenti occorre bloccare il virus: tra 15 giorni non vorrei trovarmi a discutere sui 10-12mila casi al giorno».
Alle parole di Crisanti ha risposto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «Io non faccio previsioni per Natale, io faccio previsioni delle misure più idonee, adeguate e sostenibili per prevenire un lockdown», ha detto il premier. Che ha però sottolineato come a determinare la necessità di misure restrittive più dure sarà «il comportamento di tutta la comunità nazionale: questa è una partita in cui vinciamo o perdiamo tutti». Conte ha anche spiegato che misure più dure potrebbero essere prese dalle Regioni: «Abbiamo predisposto la possibilità per i presidenti di introdurre misure restrittive non appena se ne presentasse la necessità, per quelle di allentamento occorre invece un’intesa con il ministro della Salute».
A parlare di lockdown, riferendosi solo alla città di Milano, una delle più interessate dall’aumento di contagi nelle scorse ore, è stato anche il virologo Fabrizio Pregliasco, in una intervista a Radio Popolare. «Bisognerà, io temo, fare delle ulteriori restrizioni, sperabilmente localizzate, legate all’individuazione di focolai particolari e magari lockdown di un quartiere, di un contesto». Un lockdown a Milano «potrebbe essere possibile. Immaginiamolo come scenario. Lo ha fatto Boris Johnson in Inghilterra per le principali città, ma anche la Francia lo sta immaginando. Purtroppo non vedo perché noi dovremmo essere esentati. Posso temerlo e bisogna immaginarlo e pianificarlo, prendere interventi minori e avere soprattutto capacità di ridurre tutto ciò che è un contatto inutile, che in questo periodo va davvero posposto a periodi migliori. Bisogna vedere l’evoluzione di questi giorni, di questo weekend e da lì decidere il da farsi».
«Per cercare di avere un felice Natale dobbiamo cercare di superare questa fase invertendo la tendenza», risponde il responsabile di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli: «Siamo a metà ottobre e il Natale è a poco più di due mesi. Non è che possiamo sperare in una inversione di tendenza appena emesso un decreto o data un’indicazione. Però sarà importante che il prossimo weekend non veda comportamenti in grado di peggiorare il quadro: non darei per scontato che debba essere un Natale con seri problemi, ma ci dobbiamo fortemente preoccupare dell’oggi e di domani, perché i provvedimenti presi ed eventualmente ulteriormente accentuati, se sarà necessario, ci mettano nella condizione di invertire una tendenza che potrebbe essere quella che ci compromette il Natale».
Più cauto Giorgio Palù, ex presidente delle Società italiana ed europea di virologia: «Macché lockdown a Natale, occorre implementare il distanziamento: è l’arma più potente e va attuata sempre. Non solo nelle scuole ma anche nei supermercati e sui mezzi pubblici. La ragionevolezza e il buonsenso, purtroppo, non sono contagiosi. Ma questo virus sì. Valutiamo i modi per fare distanziamento, ma è ora di finirla con questo bollettino di guerra dei contagiati: chiamiamoli positivi, non sappiamo se sono contagiosi oppure no».
Intanto, però, le associazioni di categoria fanno i conti e temono un nuovo contraccolpo per l’economia: secondo Coldiretti un lockdown a Natale sarebbe incubo da 4,1 miliardi per il turismo, valutando solo le mancate spese degli oltre 10 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in vacanza nel periodo delle feste. Sarebbe un colpo durissimo, avverte l’associazione, per un sistema economico già provato da un’estate che ha lasciato un buco da 23 miliardi nei conti turistici per il calo delle presenze italiane e l’assenza praticamente totale degli stranieri. «A pagare il prezzo più salato, oltre al settore alimentare, sono le strutture impegnate nell’alloggio, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir», spiega Coldiretti ricordando che in gioco c’è un sistema turistico che si compone di 612mila imprese pari al 10,1% del sistema produttivo nazionale.