«Dovete accontentarvi». Con ironia Carlo Calenda sferza il Pd e rilancia la sua candidatura a sindaco di Roma. Lui c’è, è in campo per prender il posto che oggi è di Virginia Raggi e non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Né di partecipare alle primarie evocate da Zingaretti. «Ci fosse stato un candidato forte e credibile, questo problema non si sarebbe posto. Sarebbe stato più facile per il Pd appoggiare uno dei loro. Ma uno di loro non c’è, e si devono accontentare. Per ora Roma sono il candidato di Azione, se sarò il candidato del centrosinistra lo deve decidere il centrosinistra», spiega Calenda.
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L’ex ministro dello Sviluppo economico scioglie quindi tutte le riserve, anche se respinge sin da subito l’idea di competere con altri esponenti del centrosinistra per guadagnarsi la candidatura: «Ritengo che quello delle primarie per Roma sia un discorso privo di senso in questo momento. Anche per questioni sanitarie. Il governo decide che non possono esserci più di sei commensali a tavola e poi apri i gazebo a quarantamila persone? Mentre se le primarie si fanno con numeri bassi diventano solo uno scontro tra truppe cammellate. Alle ultime organizzate per Roma hanno votato in 40 mila».
Quindi al momento, secondo Calenda, il Pd sarebbe quasi obbligato a sostenerlo per mancanza di candidature. Ma arriva la smentita del segretario dem, Nicola Zingaretti: «In ogni città il centrosinistra si sta organizzando per vincere le elezioni. Anche a Roma. Un patrimonio di forze, di donne e uomini, che ha già vinto nella Capitale e che ora sta discutendo sul manifesto e sugli obiettivi, per poi attivarsi per selezionare il percorso da intraprendere facendo decidere ai romani. Credo che la partecipazione popolare e la valorizzazione nelle città di queste donne e questi uomini sia un immenso patrimonio per vincere le elezioni. Il percorso è aperto a tutti, quindi anche a Calenda».