Ancora una volta i professionisti restano esclusi da qualsiasi forma di aiuto in seguito all’emergenza Covid. I presidenti di Commercialisti e Consulenti del lavoro hanno inviato un lettera al premier Conte per chiedere di essere inclusi nel nuovo dl ristori. Finora infatti i professionisti hanno ricevuto un bonus «una tantum» mentre sono stati esclusi dai contributi a fondo perduto concessi invece a commercianti, artigiani e piccole imprese. Ma non sono gli unici. Il nuovo decreto a sostegno delle attività colpite dalle misure del nuovo Dpcm ha tagliato fuori intere categorie di lavoratori.
In alcuni casi si tratta di categorie affini a quelle “ristorate”, il cui codice Ateco però non rientra tra quelli indicati dal decreto appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale: le macchine per la distribuzione automatica, i servizi mensa, i bar dei centri ricreativi come i circoli Arci o Acli, le lavanderie industriali, le scuole di danza. Ma ci sono anche categorie non considerate sotto alcun aspetto, come commercialisti, agenti di commercio, consulenti del lavoro, che lamentano cali fortissimi di fatturato. O come le colf e le badanti, che rischiano di nuovo massicci licenziamenti: le famiglie hanno paura di farle lavorare in questo momento.
Fuori anche la ristorazione collettiva, colpita dal ricorso allo smart working, che ha di fatto smantellato le mense aziendali, e dallo stop alle scuole, che ha fermato anche la fornitura di pasti per le classi a tempo pieno. «Per effetto della pandemia, le nostre imprese stanno registrando una flessione fino al 50% dei fatturati – spiega il presidente di Anir Confindustria Massimiliano Fabbro -. A rischio migliaia di lavoratori». Flessioni superiori al 50% del fatturato anche per la distribuzione automatica, legata soprattutto agli uffici, ma anche alle scuole: «A rischio le 4 mila imprese che in Italia danno lavoro a oltre 30 mila persone con un indotto di altre 12mila», denuncia il presidente di Confida, Massimo Trapletti. Tra gli esclusi del settore della ristorazione anche le dimore storiche e le imprese che organizzano eventi, congressi e matrimoni.
Nel settore turismo esclusi servizi fondamentali come gli autobus turistici. E ancora escluse anche le categorie più deboli: «Il decreto ristoro – denuncia il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri – si è dimenticato di una misura di sostegno a tutte quelle figure professionali che stanno con i contratti di collaborazione sotto i 5 mila euro, pensiamo al settore della ristorazione, dello spettacolo, del teatro e nelle palestre».