L’Italia dal 5 novembre fino al 3 dicembre sarà divisa in tre zone (rossa, arancione, verde) in base ai livelli di rischio contagio da coronavisus. La collocazione delle regioni nelle varie fasce sarà decisa dal ministro della Salute sulla base di 21 parametri di riferimento. Alcuni di questi sono stati indicati dallo stesso premier Conte: si tratta dell’indice di contagio Rt, dei focolai e della situazione di occupazione dei posti letto e della saturazione delle terapie intensive negli ospedali. La definizione dei confini delle zone, d’intesa con i governatori, potrà riguardare l’intera regione o «parti del territorio».
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Sono cinque le regioni che almeno per 15 giorni potrebbero diventare «zona rossa» integralmente o solo nei territori o le province dove il virus corre di più: il lockdown temperato scatterà per Lombardia, Piemonte, Calabria, Alto Adige e Valle d’Aosta. Nelle zone rosse ci si può muovere soltanto per «comprovate esigenze» dunque motivi di lavoro, salute e emergenze. Sono chiusi tutti i negozi ad eccezione di alimentari, farmacie, parafarmacie, tabaccai, edicole. I parrucchieri e i barbieri restano aperti. Sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo. È sempre consentito il servizio a domicilio e l’asporto fino alle 22 con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. «Restano comunque aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade, negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro». I centri sportivi sono chiusi: l’attività sportiva è consentita «esclusivamente all’aperto e in forma individuale».
Nella «zona arancione», dove scatterà la chiusura di bar e ristoranti, dovrebbero invece rientrare Campania (in bilico per diventare zona rossa), Liguria, Puglia, Sicilia . Sotto osservazione anche Lazio, Umbria, Toscana e Veneto. Nelle zone arancioni ci si può muovere soltanto per «comprovate esigenze» dunque motivi di lavoro, salute e emergenze. Non si può uscire dal proprio comune di residenza. Sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo». Consentito la consegna a domicilio e l’asporto. I negozi restano aperti. Sì all’attività sportiva all’aperto.
Tutte le altre regioni entreranno in una ampia area «verde» dove entreranno in vigore tutte le nuove limitazioni decise dal Dpcm e valide per tutto il territorio nazionale. Durante la giornata non ci sono limiti, dalle 22 alle 5 scatta il coprifuoco e in questa fascia oraria si potrà uscire solo per «comprovate esigenze» dunque motivi di lavoro, salute e emergenze. I bar e ristoranti restano aperti fino alle 18. Dopo è consentita la consegna a domicilio e fino alle 22 si può prendere cibo da asporto ma non si può consumarlo nelle adiacenze del rivenditore o all’aperto. Dopo cinema e teatri sono stati chiusi anche i musei e le mostre. I centri commerciali restano chiusi nel week end e nei giorni festivi.