È ancora il Veneto il laboratorio delle sperimentazioni nella ricerca del Covid: i test «fai da te» sono già in fase di studio nella regione guidata da Luca Zaia. Già da oggi arrivano nei magazzini della sanità veneta i primi 5.000 kit per l’auto-somministrazione del test. Il progetto è coordinato dall’Unità di Microbiologia dell’Ospedale di Treviso, diretta dal dottor Roberto Rigoli. Intorno a questi nuovi test ci sono grandi aspettative perché, in presenza di un numero alto di contagi, permetterebbero un risparmio notevole di tempi e costi e quindi una migliore gestione dell’emergenza.
Il kit è simile per funzionamento a un test di gravidanza. Primo elemento presente è ovviamente il cotton fioc per il tampone, da passare all’interno delle narici ma senza dover raggiungere le parti più profonde del setto nasale. Il cotton fioc dovrà poi essere immerso in un reagente contenuto in una provetta in plastica presente nel kit. Dopo qualche minuto, lo stesso liquido verrà versato su una piccola scatola- tester. Massimo 15 minuti e compariranno alcune linee colorate. Dopo attraverso l’app di biosorveglianza “Zero Covid Veneto”, già deliberata dal Consiglio regionale si dovrà riportare l’esito del test in modo che sia reso accessibile al sistema sanitario regionale sanitario.
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La sperimentazione avviene «in doppio»: ogni esame eseguito con il «fai da te» viene infatti verificato sul soggetto con il classico tampone molecolare. Il passaggio cruciale sarà la validazione da parte dell’Istituto superiore di Sanità (Iss). Superato questo step, i kit formato domestico saranno pronti per la vendita nelle farmacie. Una rivoluzione nei processi di screening. «Si tratta di un test che cambierà la vita degli operatori sanitari, ma anche dei cittadini» ha detto Rigoli. «L’Iss – spiega Rigoli all’agenzia Ansa – ha una specifica sezione per la validazione dei test rapidi. Vengono valutati molti parametri, non solo quelli relativi alla specificità e sensibilità del test, ma anche la chiarezza nell’esecuzione, il fatto che non mostrino aspetti di nocività, e altri ancora. Finora hanno mostrato una grande affidabilità, oltre il 90% di sensibilità e specificità».
Se il kit per l’autodiagnosi supererà la sperimentazione e sarà validata, sarà reso disponibile in farmacia. Quelli che già negli Stati Uniti hanno ottenuto il via libera dall’ Fda (Food and drug administration) costano circa 5 dollari. E lo stesso presidente del Veneto Luca Zaia ha parlato del costo «di qualche euro». «Meno di tre euro», secondo Rigoli. Un requisito che – se il test si rivelerà affidabile – lo potrà trasformare davvero in uno strumento per uno screening di massa.