Lo stop allo sci non solo agita l’Italia, ma inizia a causare i primi screzi anche in Europa. Per l’emergenza coronavirus il premier Giuseppe Conte ha annunciato che fino alla fine di gennaio impianti di collegamento e piste da sci resteranno chiusi, così da evitare un aumento dei contagi come quello avvenuto ad agosto. Una decisione che il premier vuole concordare con l’Europa, in modo che alla chiusura in Italia corrisponda anche quella degli impianti nel resto dei Paesi europei. Non a caso, il premier ha avuto un colloquio con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, per coordinare le chiusure a livello europeo.
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Sulla questione, però, i Paesi europei non sembrano essere tutti d’accordo. In Austria le piste resteranno chiuse fino almeno al 6 dicembre, quando terminerà il lockdown totale, ma l’intenzione è quella di riaprire gli impianti subito dopo. Nel caso in cui lo stop allo sci dovesse essere imposto da Bruxelles, il ministro austriaco alle Finanze Gernot Bluemel e la ministra per il Turismo Elisabeth Koestinger hanno chiarito che Vienna chiederebbe un ristoro dell’Ue. «Non posso condividere l’iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale», ha detto Koestinger, aggiungendo che «i nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l’intrattenimento e il divertimento serale nelle località sciistiche per esempio non sarà consentito». La responsabilità dei contagi, secondo la ministra del Turismo, non è da attribuire esclusivamente al turismo e agli esercizi pubblici. Il ministro delle Finanze Bluemel, da parte sua, ipotizza che uno stop peserebbe per circa 2 miliardi di euro ed ha perciò proposto fondi diretti che lo Stato potrebbe redistribuire alle aziende interessate oppure una riduzione del contributo che l’Austria versa all’Ue.
Di tutt’altro avviso la Baviera, secondo cui la decisione dell’Italia sullo stop all’inizio della stagione invernale «è giusta». Il minstro-presidente del Paese, Markus Soreder, sostiene: «Preferirei che ci fosse un unico accordo a livello europeo: nessun impianto di risalita aperto ovunque e vacanze ovunque. Se vogliamo mantenere aperte le frontiere, abbiamo bisogno anche di un chiaro accordo sullo sci. Altrimenti è difficile andare avanti».
Tra gli altri Paesi europei, in Svizzera la stagione invernale è già partita. «Non vi è un divieto alla pratica dello sci. Ma i responsabili delle stazioni sciistiche devono sottoporre un progetto di protezione e spetta ai cantoni approvarlo, assicurarsi che sia valido e rispettato», ha spiegato il portavoce dell’Ufficio federale della sanità pubblica, Daniel Dauwalder. In Svizzera, dunque, gli impianti sono già aperti e lo resteranno anche durante il periodo di Natale. Anzi, fanno sapere dal Canton Ticino, gli italiani che vorranno andare sulle loro piste saranno «ben accetti».
In Germania la situazione sembra ancora in divenire: si attende l’incontro tra la cancelliera Angela Merkel e i Länder. Se il lockdown soft non dovesse essere prolungato, gli impianti potrebbero aprire ai primi di dicembre, a meno di un’intesa a livello europeo.Poi c’è il caso della Slovenia, dove le principali stazioni sciistiche si stanno attrezzando per il via alla stagione invernale ma si attende l’annuncio di una serie di misure restrittive contro il contagio. I portali dei principali impianti sciistici consentono già di acquistare skipass, con promozioni fino alla fine del mese, ed è possibile prenotare la propria camera nelle strutture alberghiere.