Il picco dei contagi della seconda ondata della pandemia «è ormai superato» e il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, ha mantenuto la promessa di cominciare ad allentare le misure restrittive a partire da sabato, anche se resta prudente: «Abbiamo frenato la circolazione del virus, i nostri sforzi, i vostri sforzi, hanno pagato: il picco della seconda ondata è passato. Se le cose andranno ancora bene, ci saranno ulteriori aperture il 15 dicembre ma è dal 20 gennaio che, se si sarà riusciti a mantenere il controllo della situazione, si tornerà a una vita quasi normale».
La Francia è stato il primo grande Paese europeo a essere colpito dalla seconda ondata a partire da settembre. Macron all’epoca aveva fatto una previsione che, per fortuna, si è rivelata sbagliata: «Qualsiasi cosa faremo – diceva Macron riportando i dati dall’istituto Pasteur- avremo a metà novembre 9mila persone in rianimazione». Come riportato da Le Monde, sulla base dei dati diffusi da Santé publique France, il livello dei ricoveri legati al Covid-19 nelle ultime due settimane è stato «relativamente stabile» in 44 dipartimenti del Paese. In 13 dei 101, invece, il numero delle persone ospedalizzate è addirittura diminuito. Se si confermerà il rallentamento e poi il calo dei ricoveri, questa volta l’incidenza sulle terapie intensive sarà inferiore a quello della prima ondata quando si arrivò fino a 7mila pazienti in rianimazione. Una situazione dovuta ai nuovi protocolli sanitari che, tra somministrazione di alcuni farmaci e tecniche di ossigenazione, spesso riescono a evitare l’aggravarsi dei malati.
Le stesse spiegazioni si applicano al livello della mortalità nel paragone tra prima e seconda ondata. A primavera ci furono giorni in cui i decessi quotidiani salirono oltre quota mille. Non è successo questa volta, dove la media è di tra i 300 e i 500 decessi quotidiani, a cui vanno aggiunti i dati delle case di riposo comunicati ogni quattro giorni. In cifre assolute, tra marzo e fine maggio i decessi Covid in Francia sono stati quasi 30mila. Tra fine settembre e metà novembre si registrano 15mila decessi.
Che cos’ha funzionato? Ancora prima del lockdown, hanno certamente avuto un impatto le restrizioni varate a ottobre nelle grandi città: la chiusura di bar e ristoranti e poi il coprifuoco. Probabilmente hanno contato anche le due settimane di vacanze d’autunno (tra il 19 ottobre e il 2 novembre) con scuole chiuse e molte famiglie nelle case di villeggiatura. Poi il lockdown, o confinement come lo chiamano i francesi, con la possibilità di spostarsi, minuti di apposita autocertificazione, solo per andare da casa al luogo di lavoro o di studio; per acquistare forniture necessarie per la propria attività professionale; per acquistare beni di prima necessità; per visite e cure che non possono essere effettuate a distanza; per impellenti motivi famigliari, ossia per assistere persone vulnerabili o per la custodia dei bambini; per svolgere attività fisica, di massimo un’ora al giorno ed entro un raggio di un chilometro dalla propria abitazione. In Francia sono stati chiusi tutti i bar, ristoranti e i “negozi non essenziali”, mentre sono rimasti aperti le scuole, gli sportelli dei servizi pubblici, le fabbriche e le aziende agricole.
Adesso la Francia di prepara ad un’uscita dal lockdown in tre tappe. La prima comincerà da questo sabato quando quei negozi costretti a chiudere durante la serrata perché considerati “non essenziali” potranno riaprire fino alle 21:00. Gli spostamenti per passeggiate o per attività fisica all’aperto saranno consentiti nel raggio di 20 chilometri dal proprio domicilio per una durata massima di tre ore, mentre l’autocertificazione continuerà ad essere obbligatoria. La seconda fase comincerà invece il 15 dicembre, con la fine del lockdown se si riuscirà ad arrivare a 5 mila casi al giorno e l’inizio del coprifuoco alle 21. «Potremo circolare liberamente le sere del 24 e del 31 dicembre per condividere questi momenti in famiglia. Ma gli assembranti sulla via pubblica non saranno tollerati», ha detto Macron. In questo periodo cinema, teatri e musei potranno ricominciare ad accogliere il pubblico solo con dei rigidi protocolli sanitari, la le stazioni sciistiche dovranno rimanere chiuse. Ma per tornare a sedersi ai tavoli di bistrot o cenare nei ristoranti di tutto il Paese bisognerà invece attendere almeno fino al 20 gennaio, sempre che la situazione sanitaria lo permetta. In questa terza tappa potrebbero riaprire anche le palestre.