L’Italia cambia ancora colore. Da domenica 6 dicembre Campania, Toscana, Valle d’Aosta e la Provincia autonoma di Bolzano diventeranno arancioni, mentre Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Umbria passeranno alla zona gialla. È quanto stabiliscono le nuove ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza, sulla base dell’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità (Iss) relativo alla situazione del contagio da coronavirus in Italia.
I cittadini di Toscana, Valle d’Aosta, la Campania e la Provincia autonoma di Bolzano potranno iniziare a spostarsi all’interno del proprio comune e a fare acquisti nei negozi; e quelli di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia e Umbria potranno tornare a pranzare al ristorante e a spostarsi liberamente prima del coprifuoco. In tutti i casi si tratta di un miglioramento del posizionamento precedente. Si confermano invece le zone di Basilicata, Calabria, Lombardia e Piemonte. L’unica regione a restare rossa è l’Abruzzo, entrato per ultimo in questa zona.
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L’Istituto superiore di sanità certifica un «miglioramento» ma raccomanda la «massima attenzione» nell’adozione e nel rispetto delle misure anti-contagio, invitando ad «evitarne un rilassamento prematuro». Nel periodo 11-24 novembre 2020, l’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,91. Si riscontrano valori di Rt inferiore a 1 in 16 Regioni. Tre regioni sono «classificate a rischio alto» di trasmissione di Sars-Cov-2: Calabria, Puglia e Sardegna, quest’ultima a «titolo precauzionale in quanto non valutabile in modo attendibile per completezza» dei dati. La classificazione a rischio alto «per 3 o più settimane consecutive – si legge – prevede specifiche misure da adottare a livello provinciale e regionale».
«L’incidenza – mette in evidenza il monitoraggio – rimane ancora troppo elevata per permettere una gestione sostenibile, pertanto è necessario raggiungere livelli di trasmissibilità significativamente inferiori a 1 su tutto il territorio nazionale consentendo una ulteriore significativa diminuzione nel numero di nuovi casi di infezione segnalati e, conseguentemente, una riduzione della pressione sui servizi sanitari territoriali ed ospedalieri».