Consueto appuntamento di fine anno per il premier Giuseppe Conte. Il premier tiene la conferenza stampa a Villa Madama a Roma, organizzata dal consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare. Un incontro in cui i capi di governo tracciano un bilancio dell’anno che si conclude e delineano i programmi per quello che arriva. Quella di fine 2020 è una conferenza stampa particolare per il premier, al termine di mesi difficili segnati dal dramma della pandemia da coronavirus. «Siamo stati travolti per primi da questa pandemia di Coronavirus nel mondo occidentale, abbiamo subito prepotentemente la prima e, ora, la seconda ondata. Troppi decessi? Abbiamo la popolazione più anziana d’Europa, nel mondo siamo secondi al Giappone. Abbiamo una popolazione anziana con molte comorbilità», ha detto Conte.
Il colloquio con la stampa al termine di un anno di governo complicato, segnato dalla pandemia e dalla crisi economica, arriva in un momento teso per la maggioranza: sul tavolo i contrasti con Italia viva sul Recovery plan, le voci di rimpasto e i rischi di una crisi di governo. «Sul Recovery Plan serve subito una sintesi politica e ci sarà un Consiglio dei ministri già nei primi giorni di gennaio. È urgente arrivare subito a un accordo, perché il governo non può permettersi di disperdere il patrimonio di fiducia e di credibilità che si è costruito in Italia e in Europa. Se verrà meno la fiducia di una forza di maggioranza – dice – ci sarà un passaggio parlamentare dove tutti si assumeranno la propria responsabilità. E poi non voglio credere che in un momento del genere si arrivi a uno scenario simile».
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte entra subito nel cuore del dibattito politico di questi giorni e nella conferenza stampa di fine anno chiede alle forze di maggioranza una sterzata decisiva, perché l’Esecutivo «non può permettersi di galleggiare». «Occorre accelerare la cosiddetta verifica di maggioranza – spiega il premier – così da affrontare nei primi giorni di gennaio il Recovery Plan, da consegnare poi alle parti sociali e al Parlamento per definirlo in via definitiva a febbraio». «Non ho detto che va tutto bene, se non abbiamo ancora la struttura di governance vuol dire che dobbiamo affrettarci. Sto a dire che dobbiamo accelerare e avremo riunione finale entro qualche giorno, al massimo inizi di gennaio. Dobbiamo correre».
Rispetto al pressing e agli aut aut di Renzi, Conte taglia corto citando Moro: «Gli ultimatum non mi appartengono, come diceva Aldo Moro, non sono ammissibili in politica. Io sono al di fuori di questa logica, sono per il dialogo e il confronto per trovare una sintesi per il bene del Paese. Un’altra cosa che non mi appartiene è distogliere l’attenzione dalla programmazione del futuro per una campagna elettorale». E a Renzi che oggi è è tornato a insistere sull’uso del Mes, risponde: «A un tavolo di maggioranza si può discutere di tutto, fermo restando che parlando di Mes, l’ho già detto, sarà il Parlamento a dover decidere se attivarlo o meno. Quello che va chiarito è che non possiamo usare tutti i prestiti in modo aggiuntivo, se lo facessimo avremmo vari inconvenienti. Nel 2020, sul fronte dei fondi, non siamo riusciti a spendere il 60%. Quindi c’è un limite alla capacità di spesa».
Sui vaccini il premier ha spiegato che entro gennaio potrebbero arrivare anche quelli di Moderna: «Si attende l’ok di Ema a inizio gennaio. Io il vaccino lo farei subito ma rispetterò le priorità. Escluso che sarà obbligatorio». Sono già 22.730 gli operatori sanitari, tra medici e infermieri, che hanno dato la loro disponibilità per aiutare il governo in questa campagna vaccinale. Il primo impatto significativo del vaccino arriverà «solo a primavera inoltrata»: «Ci sono tutte le premesse affinché l’Italia si possa dimostrare all’altezza di questa grande sfida, sarà un piano vaccinale senza precedenti. Ad aprile dovremmo completare la fase 1 del piano vaccinale, quando avremo raggiunto 10 milioni di vaccinati». Poi ha chiarito: «Escludiamo la vaccinazione obbligatoria. Lasciamo che parta la campagna vaccinale e vediamo il riscontro che ci sarà. Confidiamo di poter raggiungere una buona percentuale di popolazione anche su base facoltativa».
«Perché l’Italia non si è assicurata dosi di vaccini come la Germania? Italia, Francia, Germania e Olanda sono stati i primi paesi che in modo sintonico si sono mossi per l’alleanza per i vaccini, dopo aver già preso contatti con le ditte. Abbiamo consegnato la palla ala commissione Ue. È stata una scelta politica. L’Italia non ha tentato di assicurarsi altre commesse perché le dosi contrattualmente negoziate sono centinaia di milioni. E poi L’Italia non l’ha fatto perché all’articolo 7 del contratto della commissione europea c’è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale», ha detto il premier Giuseppe Conte.
Sulla scuola Conte ha auspicato il rientro in classe «a partire dal 7 gennaio con una didattica integrata, al 50 per cento in presenza», per le superiori. ««Abbiamo approfittato di dicembre per un ulteriore passo avanti, in una logica di massima flessibilità. Abbiamo coinvolto i prefetti, con tutte le autorità coinvolte, per una sintesi. Abbiamo compreso che il sistema è così integrato che non è possibile decongestionare i flussi attorno alla scuola, anche per il trasporto pubblico locale, se non si integrano i comparti diversi. Le prefetture hanno avuto il compito di coordinare soluzioni flessibili, da valutare paese per paese, scuola per scuola. C’è stata disponibilità a differenziare gli orari di ingresso anche negli uffici pubblici».