L’America è ancora sotto choc. Dopo l’assalto al Congresso da parte dei supporter di Donald Trump secondo cui le elezioni erano truccate, Camera e Senato Usa sono tornati a riunirsi insieme per la proclamazione di Joe Biden e Kamala Harris come presidente e vice degli Stati Uniti. Bocciati tutti i ricorsi. Aprendo la nuova seduta, il vicepresidente Mike Pence ha condannato duramente l’assalto dei sostenitori di Trump: «Non avete vinto, la violenza non vince mai», ha detto prendendo così le distanze da quanto avvenuto, anche grazie alle parole incendiare del presidente, che dopo l’assalto ha tuonato di nuovo. «Questo succede se una vittoria è strappata ai patrioti», ha twittato Trump.
Intanto il numero dei morti, durante i disordini, sale a quattro e la polizia ha confermato che sono stati rinvenuti ordigni esplosivi davanti al quartier generale sia del Dnc (Democratic National Convention) e sia dell’Rnc (Republican National Convention). Una donna è morta dopo essere stata ferita da un colpo di pistola, ma nella notte la polizia di Washington ha detto che ci sono state altre tre morti nei dintorni del Congresso, non è chiaro se collegate direttamente all’insurrezione. Trdici i feriti.
Mentre a Washington è stato dichiarato lo stato d’emergenza fino al 21 gennaio, alla Casa Bianca circola sempre più insistente la voce di un’ipotesi di rimozione immediata di Donald Trump. Alcuni ministri del governo Trump starebbero discutendo se ricorrere al 25°emendamento per rimuovere il presidente in carica e affidare il Paese al suo vice, Mike Pence. La procedura è complicata e richiede il consenso dello stesso Pence, più il via libera dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Ma la discussione in corso è sicuramente il segnale di quanto l’allarme sia diffuso anche nell’Amministrazione. Il 25°emendamento prevede la rimozione del presidente qualora «non sia in grado di adempiere ai suoi doveri». Se non verrà rimosso Trump rimarrà in carica fino alle ore 12 del 20 gennaio. Due settimane, un periodo sufficiente visto quanto accaduto ieri perché possa ancora fare danni seri. Altri, invece, stanno pensando a dimettersi sulla scia del vice Consigliere per la sicurezza Matt Pottinger, figura chiave per le relazioni con la Cina. Potrebbe lasciare l’incarico anche il Consigliere per la Sicurezza, Robert O’Brien. Ma l’elenco è destinato ad allungarsi già nelle prossime ore. Ed è battaglia anche sul fronte dei social. Facebook blocca Donald Trump per 24 ore. Lo riportano i media americani. Il blocco del social di Mark Zuckerberg segue quello simile di 12 ore deciso da Twitter.
Si assottiglia anche la falange parlamentare che ha fatto da sponda al tentativo trumpiano di delegittimare la vittoria di Joe Biden: solo 6 senatori sui 14 iniziali hanno confermato le obiezioni ai risultati nell’Arizona, lo Stato che i parlamentari avevano cominciato a esaminare, prima dell’irruzione dei manifestanti. Respinta anche la seconda contestazione repubblicana sui voti del collegio elettorale, quella riguardante la Pennsylvania. Il Congresso ha poi proclamato Joe Biden e Kamala Harris presidente e vicepresidente degli Stati Uniti al termine della seduta del Congresso a camere riunite per certificare i voti del collegio elettorale, vinto dal ticket dem con 306 voti contro i 232 di quello repubblicano. Biden e Harris giureranno il 20 gennaio.