A partire da domenica 10 gennaio Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Calabria e Sicilia saranno in zona arancione. Le altre regioni dovrebbero rimanere in zona gialla. Non ci saranno invece regioni in zona rossa. Lo ha deciso il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dell’ultimo monitoraggio dell’epidemia elaborato dalla cabina di regia. L’ordinanza sarà valida fino al 15 gennaio, data di scadenza del Dpcm. Nelle 5 Regioni, quindi, torneranno a chiudere bar e ristoranti (restano consentiti l’asporto e la consegna a domicilio fino alle 22), mentre rimangono aperti i negozi. Ci si potrà spostare dal proprio comune solo in caso di necessità, motivi di lavoro o salute documentati con l’autocertificazione.
Passate le vacanze natalizie, quindi, torna a pieno regime il meccanismo di divisione del Paese in fasce di rischio che gli italiani hanno imparato a conoscere da novembre scorso. Nel monitoraggio si spiega come la situazione epidemiologica nel Paese sia «in peggioramento» e che l’incidenza a 14 giorni «torna a crescere dopo alcune settimane», mentre «aumenta anche l’impatto della pandemia sui servizi assistenziali». L’indice Rt nazionale, sempre secondo il monitoraggio, «è in aumento per la quarta settimana consecutiva e, per la prima volta dopo sei settimane», sopra quota 1 (1,03).
Le regioni considerate a rischio alto sono 12, mentre 8 a rischio moderato. Solo una, cioè la Toscana, è a rischio basso. L’indice Rt è maggiore a 1 in Calabria, Emilia Romagna e Lombardia. Altre 6 (Liguria, Molise, Sardegna, Sicilia, Umbria, V. d’Aosta) lo superano nel valore medio, e altre quattro lo raggiungono (Puglia) o lo sfiorano (Lazio, Piemonte e Veneto). Per valutare l’Rt non si tiene conto del dato medio ma dell’intervallo inferiore dei due che appunto servono a ricostruire la media. Per questo motivo, anche se molte Regioni sono sopra 1 questa settimana, solo tre finiscono in zona arancione. Lombardia, Emilia e Calabria hanno infatti anche l’intervallo inferiore dell’Rt sopra quella soglia. La Sicilia invece ha 0,99 ma ha chiesto che venga considerato come 1 e infatti è stata messa anche lei in zona arancione. Stessa destino ha avuto il Veneto, che ha inviato una lettera alla Cabina di regia nella quale illustra i suoi problemi, soprattutto riguardo all’altissima circolazione del virus.
Secondo il monitoraggio, l’epidemia si trova ora «in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti». «Il servizio sanitario – si legge – ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni». L’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni, si legge nel monitoraggio, è di 313,28 per 100.000 abitanti, con un picco in Veneto (927,36 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni). Per questo il monitoraggio parla di un «aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile».