Il premier va alla conta dei voti: lunedì alla Camera e martedì al Senato. Le comunicazioni del presidente del Consiglio in Parlamento avranno «carattere fiduciario». Quindi, dopo il dibattito, la votazione che seguirà si svolgerà con le modalità del voto di fiducia, con chiama per appello nominale. Se Pd e M5s riusciranno a trovare i cosiddetti «responsabili», sarà una fiducia sull’esecutivo. A Renzi restano poche ore per decidere se rientrare nella maggioranza oppure, non votando la fiducia, compiere il passaggio definitivo all’opposizione.
È partita la caccia ai «responsabili». Conte, archiviato lo strappo di Matteo Renzi, ha bisogno di avere la certezza (o quasi) che ci sarà un gruppo di parlamentari pronto a sostenere la maggioranza. Il problema è sempre lo stesso: l’operazione dovrà dare contorni «certi e sicuri» alla maggioranza e non potrà basarsi su senatori disgregati, lo chiede Sergio Mattarella ed è la condizione necessaria sufficiente per blindare il governo. I movimenti in Parlamento sono tanti e sempre più seri: il rischio di elezioni anticipate preoccupa la truppa di chi sa non sarà più riconfermato e i numeri per sostenere Conte potrebbero esserci.
Il primo passaggio fondamentale è trovare una casa, o meglio un simbolo, che li possa riunire tutti. E in questo senso è stato fondamentale Riccardo Nencini, il leader di Psi che a Palazzo Madama ha prestato il simbolo ai renziani, che ha risposto all’appello dei “costruttori”. Alla Camera si guarda a Centro democratico di Bruno Tabacci dove nelle ultime ore sono arrivati ben 5 ex parlamentari del M5s. Il gruppo per nascere, come da regolamento, deve essere stato presentato alle elezioni e avere parlamentari eletti, ma potrebbe a quel punto formarsi dentro il gruppo Misto con un proprio simbolo. Da Italia viva, nel frattempo, attraverso l’ex ministra Elena Bonetti fanno sapere che il partito «è ancora disposto a sedersi a un tavolo per rimanere in maggioranza». A queste dichiarazioni si aggiungono quelle del presidente di Iv, Ettore Rosato, che ha sottolineato che se ci saranno risposte agli appelli fatti da Italia Viva, non sussiste nessuna preclusione a Conte.
Fonti del M5s garantiscono che «ci sono buone possibilità che l’operazione vada in porto». I Cinquestelle sembrano essersi completamente ricompattati intorno alla figura di Conte, con il supporto esterno del fondatore e garante del M5s Beppe Grillo e soprattutto quello di Alessandro Di Battista che, malgrado le tensioni interne al Movimento, ha accusato i renziani di essere un «mediocre manipolo di politicanti assetati di potere e poltrone» e chiesto con forza ai suoi colleghi del M5s di «non sedersi mai più a un tavolo, scambiare una parola, o prendere un caffè con questi meschini politicanti. Figuriamoci farci un altro governo insieme». Della stessa linea Luigi di Maio, che ha definito lo strappo di Italia Viva «un gesto irresponsabile e che, come avevo anticipato, divide definitivamente le nostre strade», lanciando poi un appello di ricerca ai costruttori europeisti «per il riscatto dell’Italia». Insomma, il fronte dei pentastellati è compatto intorno a Conte, alla tenuta dell’attuale esecutivo e all’apertura a possibili «responsabili». Ma senza renziani in mezzo.
Il Partito democratico è, invece, più scettico sulla possibile individuazione dei «responsabili», tant’è che ha reso noto che «il rischio di andare a elezioni anticipate è alto». Dichiarazioni che da un lato vengono intese come una implicita chiamata ai responsabili, dall’altro vengono considerate un vero e proprio allarme per la tenuta dell’esecutivo. Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, aveva commentato il “ritiro” dei renziani, definendolo «un grave errore fatto da pochi e che pagheremo tutti». I ministri del fronte dem si sono compattati intorno a Conte, unici punti di certezza sono la totale indisponibilità a creare alleanze di governo con esponenti o partiti della destra sovranista, come ribadito dal segretario Nicola Zingaretti. Ma oltre all’indisponibilità dei dem di allearsi con le destre, Zingaretti ha messo alla porta dalle possibili alleanze anche Italia Viva. «L’inaffidabilità politica di Italia Viva – sottolinea il segretario del Pd – è un dato presente e mina la stabilità di qualsiasi scenario si possa immaginare, nonché il coinvolgimento in una nuova possibile ripartenza».