Da domenica 17 gennaio tre quarti dell’Italia non sarà più in zona gialla. Lombardia, Sicilia e la provincia di Bolzano passano in zona rossa. Altre nove Regioni (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta) in zona arancione, affiancandosi a Calabria, Emilia e Veneto che sono slittate di fascia dopo l’Epifania. Basilicata, Campania, Molise, provincia di Trento, Sardegna e Toscana rimangono invece in zona gialla. Lo prevedono le ordinanze del ministero della Salute che Roberto Speranza firmerà nelle prossime ore in base all’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità sull’andamento della pandemia.
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Secondo il documento dell’Iss l’indice Rt è in aumento da cinque settimane consecutive in tutto il Paese. Attualmente è a quota 1,09. «Questa settimana – spiega l’Iss – si conferma il peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese già osservato la settimana precedente con un aumento del rischio di un’epidemia non controllata». L’indice Rt più elevato (superiore a 1,25) è in Lombardia e nella provincia autonoma di Bolzano. In base ai nuovi parametri dei colori fissati dall’ultimo decreto del governo, entrambe sono in uno scenario di tipo 3 e quindi compatibile con la zona rossa. Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta hanno un Rt puntuale maggiore a uno nel limite inferiore, compatibili con uno scenario tipo 2 (zona arancione). Il governatore della Sicilia Nello Musumeci, però, nella giornata di ieri aveva chiesto di inserire comunque la sua regione in zona rossa. Tutte le altre regioni sono da scenario 1 (zona gialla), ma in bilico: praticamente ovunque l’indice Rt è vicino a 1.
L’altro parametro che preoccupa le autorità sanitarie e il governo è quello relativo all’incidenza dei casi. È in questo caso il Veneto a registrare l’incidenza di contagi più elevata con 365,21 positivi ogni 100 mila abitanti. Seguito dalla Provincia autonoma di Bolzano (320,82), l’Emilia Romagna (284,64), e il Friuli Venezia Giulia (270,77). Tutto il territorio – aggiunge l’Iss – è ancora lontano da livelli che permetterebbero il completo ripristino dell’identificazione dei casi e il tracciamento dei loro contatti. «Il Sistema sanitario nazionale ha mostrato i primi segni di criticità – si legge – quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100 mila abitanti in sette giorni e una criticità di tenuta dei servizi con incidenze elevate».